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Assegnata la scorta ai poliziotti condannati per le violenze alla Diaz

Ferruccio Sansa su Il Fatto Quotidiano racconta di una circolare planata all’Antiterrorismo e all’Antimafia in cui si destina una protezione di primo livello, cioè riservata a persone che corrono un “rischio imminente ed elevato” fatta di una scorta di tre auto blindate e sei agenti e presidio vicino all’abitazione con destinatari Francesco Gratteri e Gilberto Calderozzi, freschi di condanna per falso confermata dalla Cassazione per il G8.
Ma perché Gratteri e Calderozzi dovrebbero ottenere la protezione? Due i possibili pericoli, secondo quanto si legge nel documento e trapela dal Viminale: da una parte si fa riferimento alle minacce che, all’indomani della sentenza per la Diaz, avrebbero cominciato a circolare “negli ambienti dell’e s t re m ismo, soprattutto attraverso Inter net”. Insomma, si dice: “Dopo che sono stati condannati per il G8 i due ormai ex dirigenti sarebbero diventati un possibile obiettivo da parte di chi cerca vendetta”. Di qui la richiesta di un parere all’Antiter rorismo. Non è la sola. Ci sarebbe anche “il pericolo proveniente da ambienti della criminalità organizzata, visto che Gratteri e Calderozzi hanno condotto operazioni importanti soprattutto contro la camorra ”. C’è chi ricorda, per dire, l’arresto di Michele Zagaria in cui ebbe un ruolo la Direzione Centrale Anticrimine allora guidata da Gratteri. Che disse: “I Casalesi sono come i terroristi”. Ecco, il timore è che adesso, usciti dalla polizia, i due superinvestigatori si ritrovino con le spalle scoperte. Certo, più d’uno, anche al Viminale, ha fatto un salto sulla sedia leggendo la circolare arrivata dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza: “Possibile? Tre settimane dopo la condanna e l’interdizione dai pubblici uffici dei due dirigenti, si chiede un parere per offrire loro una super-scorta”. Era appena il 5 luglio scorso quando la Cassazione, dopo undici anni, ha pronunciato le condanne definitive per la “macelleria messicana” della Diaz. Prescritte, incredibilmente, le violenze, sono arrivate, però, le decisioni per le accuse di falso. E tra i condannati eccellenti ecco tanti uomini di fiducia del gruppo dell’ex capo Gianni De Gennaro (oggi al governo con la delega ai Servizi) che negli anni, nonostante le accuse che pendevano sulla loro testa, erano arrivati ai vertici della polizia. Gratteri, che all’epoca dei fatti era direttore del Servizio Centrale Operativo (Sco), nel corso degli anni è volato fino alla guida della Direzione Centrale Anticrimine. Nonostante quell’a ccusa di falso aggravato che in appello gli era valsa una condanna a quattro anni di reclusione e cinque di interdizione. E fino a un mese fa era indicato come probabile successore di Antonio Manganelli alla guida della Polizia. Poi il macigno piovuto dalla Cassazione: la conferma della condanna a 4 anni di carcere e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici per falso a ggravato.