«Sbarchi selettivi» dai giudici di Catania uno stop al governo. Sul caso della Sos Humanity il Tribunale liquida la “dottrina Piantedosi”: bisogna fornire sostegno a tutti i profughi in mare, senza possibilità di distinguere, come sancito invece dal decreto. Chiarito che la responsabilità sulle domande d’asilo ricade sul paese di sbarco
L’Italia non può rifiutarsi di fare sbarcare i naufraghi soccorsi in mare da qualunque genere di navi di soccorso e non può discriminare i superstiti sulla base delle loro condizioni di salute. Con una ordinanza di 11 pagine il presidente del Tribunale di Catania liquida la “dottrina Piantedosi”, che in quella circostanza aveva parlato di “carico che ne dovesse residuare”, condannando il governo a pagare le spese legali nel procedimento mosso dai legali di “Sos Humanity”. Lo stabilisce la giudice Maria Acagnino del tribunale civile di Catania con riferimento al provvedimento interministeriale di inizio novembre 2022, quello sugli «sbarchi selettivi» firmato da Matteo Piantedosi (Interni), Matteo Salvini (Infrastrutture) e Guido Crosetto (Difesa).
Sulla Humanity 35 naufraghi su 179, esclusi da tale categoria, furono trattenuti a bordo, attraccati al molo di levante del porto di Catania. Secondo le autorità italiane sarebbero dovuti tornare in alto mare, ma il capitano della nave rifiutò di riprendere la navigazione. Sono loro, originari di Egitto a Bangladesh, ad aver firmato il ricorso che ha sconfessato la prima mossa anti-Ong dell’esecutivo Meloni. La decisione del tribunale ricorda all’Italia l’obbligo di fornire assistenza a ogni naufrago «senza possibilità di distinguere, come sancito nel decreto interministeriale, in base alle condizione di salute». Richiama la sentenza della Cassazione sul caso Rackete per ribadire che il soccorso si conclude a terra. Chiarisce che il dovere di ricevere le richieste d’asilo è del paese dove avviene lo sbarco.
Secondo i giuristi dell’Asgi questo punto è importante anche per il «decreto Piantedosi» di gennaio 2023: dà torto al governo che vorrebbe coinvolgere gli Stati di bandiera delle navi umanitarie nella registrazione delle domande di protezione internazionale. Quel decreto arriva oggi alla Camera ed entro il 3 marzo deve essere convertito in legge (il governo ha messo la fiducia).
Se il governo vorrà conformarsi alle indicazioni dei tribunali o proseguire sulla strada del boicottaggio non dichiarato contro le organizzazioni umanitarie lo si vedrà in queste ore. La nave di Medici senza Frontiere ieri ha soccorso una cinquantina di persone messe in mare dai trafficanti sulle coste libiche. La “Geo Barents” si appresta a chiedere l’assegnazione del più vicino porto di sbarco. Fino ad ora il Viminale ha assegnato porti a centinaia di miglia di distanza, contravvenendo alle indicazioni richiamate anche dalla decisione del Tribunale di Catania.
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