Assumere più personale sanitario? No, meglio le forze armate contro il Covid-19
- ottobre 29, 2020
- in misure repressive
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In un post del 22 ottobre 2020, il medico ed ex europarlamentare Vittorio Agnoletto, uno degli esperti più accreditati nel campo delle politiche sanitarie pubbliche, ci fa sapere di una riunione organizzata a Roma tra alcuni Ministeri e le Regioni per valutare l’opportunità di lanciare un bando della Protezione Civile per l’assunzione di 2.000 persone per potenziare l’esecuzione dei tamponi. Giustamente Agnoletto rileva e lamenta come “nessuno abbia ragionato su queste assunzioni e su quelle di medici e infermieri assolutamente necessarie (ed in numero ben maggiore di 2.000) qualche mese fa per preparasi all’autunno”.
Probabilmente le innumerevoli omissioni e inefficienze a cui abbiamo assistito in questi mesi e che hanno seriamente minato gli interventi di prevenzione e contenimento della seconda ondata della pandemia da Covid-19 non sono casuali, ma al contrario potrebbero rispondere alla volontà di accelerare il processo di ristrutturazione autoritaria della sfera pubblica e di ipermilitarizzazione della società e del sistema sanitario nazionale.
Mentre nella capitale si discute ancora se, come e quando bandire un concorso per ampliare il numero del personale sanitario preposto ai tamponi, il Ministero della Salute ha formalizzato un accordo con il Ministero della Difesa per attivare sin dalla prossima settimana su tutto il territorio nazionale “200 Drive-through” con 1.400 militari interforze per effettuare 30.000 tamponi al giorno.
L’intervento, riproducendo perfettamente le logiche di funzionamento militare, è stato battezzato dallo Stato Maggiore della difesa “Operazione Igea”. “I team delle 200 Drive-through-Difesa (DTD) saranno composti da 1 medico, 2 infermieri, 2 autisti e 2 Carabinieri o personale del corpo della Polizia di Stato, ed assicureranno il corretto svolgimento delle attività e il mantenimento dell’ordine pubblico, attivandosi con preavviso di 24-48 ore dal momento in cui il Ministero della Salute indicherà le località”, riferisce il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. “La Difesa è in campo dall’inizio di questa emergenza e ha messo a disposizione da subito tutte le sue capacità e mezzi. Anche in questa fase, gli uomini e le donne di tutte le Forze Armate continueranno ad operare al servizio dei cittadini con impegno e determinazione”.
“La Sanità Militare – ha aggiunto Guerini – ha dimostrato in questi mesi la sua importanza e il valore strategico e questo ulteriore supporto, in collaborazione con il Ministero della Salute, consentirà di poter garantire un controllo ancora più capillare sul territorio”. Senza giri di parole, salute, ordine pubblico e controllo del territorio diventano sinonimi, proprio come ai tempi delle dittature in Sud America negli anni ’70 e ‘80 del secolo scorso.
Sempre il Ministero della Difesa, nella nota del 21 ottobre, annuncia che entro la fine del mese, “al fine di incrementare anche le capacità di analisi dei tamponi, saranno 12 i laboratori della Difesa che verranno messi a disposizione, in grado di eseguire circa 19.000 test settimanali, oltre a quelli già disponibili oggi presso l’ospedale militare Celiodi Roma, l’Istituto di Medicina Aerospaziale dell’Aeronautica Militare (IMAS) di Roma, il Centro Medico Ospedaliero (COM) di Milano e il Dipartimento di medicina legale (DMML) di Padova”.
Diventeranno così operativi i laboratori presso il Centro Ospedaliero Militare di Taranto, l’infermeria presidiaria della Marina Militare di Augusta (Siracusa) e presso i presidi medici di La Spezia, Cagliari, Messina, Ancona, Napoli e Milano.
Forze armate super-efficienti dunque e onnicomprensive: dai controlli ultrasicuritari di porti, aeroporti, stazioni ferroviarie, piazze e strade ai blitz anti-assembramento degli studenti agli ingressi di scuole e asili, agli screening di massa che già in tanti chiedono che diventino obbligatori per tutte e tutti.
Complottismo o livore antimilitarista il nostro? Proprio no. Ci preoccupano l’enfasi pro-militari e il clima emergenziale che si respira in ogni settore istituzionale. Per martedì 27 ottobre, ad esempio, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa per trattare il tema – al primo punto dell’ordine del giorno – delle “conseguenze dell’emergenza sanitaria sugli equilibri strategici e di sicurezza globali, con particolare riferimento alla NATO e all’Unione Europea”.Proprio in questi giorni a Bruxelles è in corso il vertice dei ministri della Difesa dell’Alleanza Atlantica. Tra le questioni chiave affrontate nei lavori c’è proprio quella della lotta al Covid-19. “Questa pandemia continua a rappresentare per noi una sfida”, ha dichiarato il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, nel suo intervento. “Quando giungerà la seconda ondata di Covid-19, le nostre forze militari saranno in grado di rispondere meglio. La NATO sostiene questi sforzi, noi li coordiniamo, aiutiamo a trasportare l’attrezzatura medica e i pazienti e a realizzare gli ospedali da campo. Sono molti gli esempi di come i nostri militari stanno aiutando gli sforzi dei civili a far fronte a questa pandemia. Abbiamo pure stabilito un Piano Operativo. Abbiamo realizzato un apposito deposito per far fronte agli interventi. E tutto ciò può ulteriormente rafforzare gli sforzi della NATO e dei nostri militari in supporto dei servizi sanitari civili”. L’Alleanza Atlantica über alles, un gradino più in alto dell’OMS e della stessa comunità politica internazionale.