Purtroppo il materiale umano non manca e non mancherà. Soprattutto in quest’epoca di sovrappopolazione, scarsità di risorse, pandemie, surriscaldamento, ritmi stressanti a cui non tutti sanno o possono adeguarsi e inevitabili conseguenze (frustrazioni, rabbia, ossessioni e manie persecutorie…). Dico questo per “carità cristiana”. Può anche darsi che il fascista autore dell’attacco armato contro una sede dell’HDP (a un mese dall’assassinio di Deniz Poyraz a Izmir) a Mugla (Marmaris) sia effettivamente – poco o tanto – fuori di testa (uno “squilibrato” lo hanno definito al momento dell’arresto). Del resto non vedo l’incompatibilità.
In passato, nel 2018, A.T.D. (del giovane, 28 anni, al momento si conoscono solo le iniziali) si era limitato a sfondare le vetrine di un’altra sede di HDP. Gesto per cui venne amorevolmente ricoverato in psichiatria e curato (ma forse non adeguatamente).
Detto questo – e fatta la tara sul “caso umano” in questione – resta tutta intera la responsabilità, morale e politica, di un partito al governo (l’AKP di Erdogan che ha ordinato la chiusura di HDP) responsabile di una vera e propria campagna di odio razzista contro il popolo curdo.
Senza ovviamente dimenticare le altrettanto gravi responsabilità del partito fascista MPH, alleato di AKP.
Fortunatamente in quel momento il locale era vuoto, altrimenti – dopo Deniz – ci saremmo ritrovati a piangere per un’altra vittima innocente.
Ogni volta che accadono episodi simili (azioni individuali contro oppositori, non solo curdi, inermi) – sia che l’operazione vada in porto, sia che fallisca – i responsabili politici turchi evocano “provocazioni” o parlano di “atti compiuti da qualche squilibrato”. Mascherando poco elegantemente il clima di odio anticurdo che hanno alimentato con le loro dichiarazioni. Ben sapendo che avrebbe dato i frutti sperati.
Solo qualche giorno prima, parlando a Diyarbakir, Erdogan si era scagliato con l’ormai abituale protervia contro i curdi e l’HDP definendoli “terroristi” e mettendoli quindi nel mirino di fascisti e islamisti. I quali, ben sapendo di godere di una sostanziale impunità, non mancheranno di agire in sintonia con le richieste (più o meno sottintese) di Erdogan. Magari per essere poi scaricati, come da manuale (vedi l’autore del triplice assassino di tre femministe curde a Parigi). Oppure, se sono fortunati, finire in clinica. In attesa di essere nuovamente manipolati e riutilizzati.
Gianni Sartori