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Barcellona Pozzo di Gotto: Un manicomio trasformato in un carcere incivile

A Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, il manicomio non ha mai smesso d’esistere. Anzi, la situazione odierna dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario rappresenta una tragica realtà sempre più drammatica e destinata a peggiorare.
L’istituto di Barcellona è l’unico Opg che non ha ancora recepito il Decreto dell’1 aprile 2008, tramite il quale si è stabilito il trasferimento delle competenze relativamente alle funzioni sanitarie, ai rapporti di lavoro, alle risorse finanziarie e strumentali in materia di sanità penitenziaria al Sistema sanitario nazionale. La struttura barcellonese rimane dunque a carico del Ministero della Giustizia.
Parallelamente un numero sempre maggiore di internati provenienti sia dagli altri istituti italiani – in fase di ristrutturazione, di dismissione o di chiusura definitiva – sia dai territori viene continuamente portato qui. Un vero e proprio trasferimento di massa che ha reso questo istituto l’unico “contenitore” a livello nazionale di casi fortemente disagiati e di un lungo elenco di persone che non avrebbero alcuna necessità di essere istituzionalizzate (senza fissa dimora, mendicanti, stranieri senza documenti, etc.), ma che, minando la “sicurezza” di facciata tanto proclamata, vengono rinchiusi all’interno dell’Opg.
I degenti sono al momento circa 320 (ma il numero è in continua oscillazione) mentre il personale impiegato è fortemente carente: agenti di guardia, assistenti sociali, educatori, infermieri e medici specializzati, non riescono a garantire le necessità di base e le cure che sarebbero fondamentali in una struttura di questo tipo. Questo perché il personale impiegato è poco e – per quanto riguarda soprattutto le guardie carcerarie – non specializzato per un istituto che non dovrebbe essere un carcere. Paradossalmente, si discute da qualche tempo di una imminente apertura del braccio femminile che contribuirà ad esasperare l’attuale situazione di degrado e difficoltà di gestione di tutte le attività a partire dalle normali esigenze igieniche e logistiche dell’ospedale, dove mancano anche le minime strutture quali bagni e non sono garantiti i servizi di pulizia basilari (cambio delle lenzuola, lavanderia, pulizia delle stanze). In questo assurdo inferno quotidiano vivono anche 54 stranieri provenienti da 22 diversi paesi. Stranieri che spesso non parlano l’italiano, non conoscono le reali motivazioni della loro reclusione e non hanno alcuna rete sociale-familiare di riferimento sul territorio.
Questa realtà, da molto tempo denunciata dalle reti locali e dalle associazioni, sembra ora essere venuta a galla. Nel mese di giugno infatti, due ispezioni parlamentari a sorpresa negli Opg di Barcellona Pozzo di Gotto e di Aversa hanno risvegliato l’indignazione degli ispettori presenti.
La commissione parlamentare presieduta da Ignazio Marino, istituita con “funzione di inchiesta sull’efficacia del servizio sanitario nazionale”, inaspettatamente ha avuto occasione di constatare quale e quanto sia devastante le condizioni di vita delle persone internate negli Opg. La commissione ha visitato 2 dei 6 reparti dell’Istituto di Barcellona e quanto ha constatato non lascia alcuno spazio a fraintendimenti.
La pratica della contenzione forzata, in particolare, ha stupito tanto Marino quanto il senatore Michele Saccomanno (Pdl) che racconta: “Abbiamo un affollamento fino a nove persone in stanza. Nelle due stanze predisposte alla contenzione c’è un paziente detenuto, scarsamente sedato, coperto da un lenzuolo ma completamente nudo, con polsi e caviglie strettamente legati agli assi metallici del letto, che, oltre che arrugginito, è predisposto con un foro centrale per feci e urine a caduta libera in una pozzetta posta in corrispondenza sul pavimento”.
Ad oggi i numerosi i tentativi di richiamare l’attenzione sulla situazione dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona, a tutti gli effetti un carcere senza alcuna regolamentazione circa la specificità dei casi e degli aspetti psichiatrici non hanno sortito risultati soddisfacenti. L’Italia è rimasto l’unico paese dell’Occidente “civilizzato” dove la gestione dei “folli-rei” è affidata all’amministrazione che gestisce le strutture carcerarie. Diverse forze sia associative che istituzionali hanno cercato interlocutori politici regionali, “da ultimo l’assessore alla sanità Russo, persona di notevole rilievo sotto molti aspetti, ci ha molto chiaramente detto che la responsabilità, in termini di recepimento del decreto nella legislazione siciliana, spetta alla politica che deve prevederne apposita norma e stanziare i fondi”, queste le parole del direttore dell’istituto Nunziante Rosania.
Il circolo Arci Città futura, la Casa di solidarietà e accoglienza e altre realtà associative del territorio da vent’anni lavorano dentro e fuori l’istituto per smantellare lo stato delle cose, per affermare che le esperienze di inserimento lavorativo e sociale sui territori d’appartenenza già sperimentate sono testimonianza di come sia possibile superare definitivamente questo Istituto “totale” e dare alle persone opportunità dignitose di riappropriazione di quel sé a volte dimenticato, schiacciato dal pregiudizio e dalle paure di una società che si dichiara civile.
Approfittiamo dunque di questa momentanea vetrina di visibilità per ribadire ancora una volta che l’Opg deve essere chiuso, che basterebbero alcune misure di immediata realizzazione per rendere più semplice il percorso di tante, troppe persone costrette a trascorrere le proprie esistenze all’interno di questa struttura: abolizione delle proroghe, diritto di residenza, riorganizzazione dell’assistenza e della cura su base territoriale per garantire a piccoli gruppi di pazienti di essere seguiti in strutture chiaramente diverse dall’Opg con risultati migliori e un più facile reinserimento. Chi non l’ha ancora visto forse non ci crede. L’Ospedale psichiatrico giudiziario deve chiudere.

Circolo Arci città futura
Casa di Solidarietà ed Accoglienza