Dopo che la scorsa settimana gli studenti antifascisti di Brescia, Bergamo, Milano, Cagliari, Pisa e Padova sono stati violentemente repressi e pestati dalla Polizia, oggi è la volta degli studenti Torinesi. Sta diventando “normale” l’uso della violenza contro studenti pacifici, che scendono in piazza senza alcuna intenzione violenta. Va bene così? Nessuno ha nulla da dire? Che si aspetta a denunciare questi comportamenti come indegni della polizia di un paese democratico?
L’impudenza è la stessa che ricordiamo di avere visto a Genova. Gli agenti si sentono intoccabili: da qui nasce la loro arroganza. E purtroppo hanno ragione: basta vedere quello che è successo con i poliziotti che portarono a compimento il massacro alla scuola Diaz o le torture alla caserma Bolzaneto. I picchiatori sono rientrati immediatamente al lavoro, senza che nessuno abbia contestato loro niente, anzi sono stati protetti e addirittura promossi.
Dispiace dirlo: ma quello che sta succedendo nelle ultime settimane non è altro quel che è stato seminato negli anni scorsi. Si è minimizzato, si sono fatte spallucce di fronte agli allarmi sugli spazi eccessivi concessi alle forze dell’ordine e alla loro involuzione militarista. Si è guardata l’indignazione perenne di chi ha seguito il dopo Genova (per le promozioni degli imputati, il silenzio generale sui processi, la “impunità preventiva” garantita a tutti i dirigenti) come agli strepiti di noiosi gruppi di reduci.
Chissà se questa ondata repressiva “anti crisi” riuscirà a fare aprire gli occhi, alzare la voce per fermare i manganelli, e a non accettare più violenze, provocazioni, soprusi e repressione. e far capire che già viviamo una condizione di democrazia sotto tutela.
L’impudenza è la stessa che ricordiamo di avere visto a Genova. Gli agenti si sentono intoccabili: da qui nasce la loro arroganza. E purtroppo hanno ragione: basta vedere quello che è successo con i poliziotti che portarono a compimento il massacro alla scuola Diaz o le torture alla caserma Bolzaneto. I picchiatori sono rientrati immediatamente al lavoro, senza che nessuno abbia contestato loro niente, anzi sono stati protetti e addirittura promossi.
Dispiace dirlo: ma quello che sta succedendo nelle ultime settimane non è altro quel che è stato seminato negli anni scorsi. Si è minimizzato, si sono fatte spallucce di fronte agli allarmi sugli spazi eccessivi concessi alle forze dell’ordine e alla loro involuzione militarista. Si è guardata l’indignazione perenne di chi ha seguito il dopo Genova (per le promozioni degli imputati, il silenzio generale sui processi, la “impunità preventiva” garantita a tutti i dirigenti) come agli strepiti di noiosi gruppi di reduci.
Chissà se questa ondata repressiva “anti crisi” riuscirà a fare aprire gli occhi, alzare la voce per fermare i manganelli, e a non accettare più violenze, provocazioni, soprusi e repressione. e far capire che già viviamo una condizione di democrazia sotto tutela.
Italo Di Sabato – Resp. Naz.le Osservatorio sulla Repressione Prc/SE
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