Bavaglio ai siti internet, Alfano cala l’asso contro il “terrorismo”..
Il ministro: misure per facilitare l’oscuramento. Salvini contro Calderoli: non pena di morte ma lavori forzati. Fi e Ncd: rinviare voto sulla mozione pro-Palestina.
Non solo l’estensione delle restrizioni già previste per i mafiosi ai presunti terroristi, i monitoraggi delle moschee o “lo stop alla vendita dei precursori di esplosivi”, già annunciati alla Camera. Nel pacchetto di Angelino Alfano per frenare l’ondata jihadista è prevista anche una stretta su “web e comunicazione su internet”.
A Skytg24 il ministro ha spiegato che “fanno parte delle strategie moderne di reclutamento” di organizzazioni, che “non necessitano di far parte di una organizzazione complessa, ma che invece alimentano i fanatismi dei lupi solitari, dei “Lone wolf”. Da qui l’attivazione di “una cooperazione più forte con i colossi del web” per dare strumenti più significativi alla magistratura e alle forze dell’ordine per spegnere i siti intervenendo sui provider”.
Più sobriamente Matteo Renzi ha detto che “la ricerca è l’antidoto al fanatismo e la cultura è l’antidoto al terrore”. Invece Alfano non si perde in giri di parole: “Per chi vuole fare attentati di questo tipo la morte è una prospettiva concreta”.
Oggi volerà a Parigi a spiegare ai suoi colleghi ministri degli Interni come si fa la lotta al terrorismo. “Andrò con alcune proposte”, ha spiegato ai microfoni di SkyTg24, “Una su tutte esportare: il modello italiano di analisi strategica antiterrorismo a livello europeo. Abbiamo la necessità di avere informazioni di prima mano, di tenerle riservate e al tempo stesso di farle circolare tra i Paesi europei attraverso un’analisi che metta insieme tutte le fonti informative di cui ciascuno dispone”. L’ex delfino di Berlusconi definisce premature le analisi sulle presunte mancanze dell’intelligence francese.
Detto questo – e forte del fatto che in Italia non si sono mai verificati attentati come la mattanza alla redazione di Charlie Hebdo – ecco Alfano vantare il modello italiano: “Una volta alla settimana riuniamo il Comitato di analisi strategica antiterrorismo ed è un comitato del quale fanno parte l’intelligence, i responsabili dell’ antiterrorismo e le forze dell’ ordine. Questo ci consente un aggiornamento di tutti gli elementi, anche quelli apparentemente meno rilevanti, per un quadro diagnostico che è essenziale nel contrasto e nella prevenzione alla minaccia terroristica”.
Intanto in Italia il dibattito politico fa di tutto per ricalcare il modello Marine Le Pen. Negli ultimi due giorni la leader del Front National ha chiesto un referendum per la pena di morte; ha disertato, svilendole le manifestazioni popolari nelle piazze delle principale città; ha accusato il governo di complicità con i terroristi per non aver impedito un atto previsto. E i falchi nostrani non vogliono essere da meno. A scandire temi e ritmi delle discussioni è la Lega Nord.
Diventata essa stessa materia del dibattito, che è seguito agli attentati francesi. Ieri il suo segretario federale, Matteo Salvini, era a Milano a un volantinaggio organizzato davanti al Pala-Sharp, in una delle tre aree indicate dal sindaco Pisapia per ospitare una grande Moschea, che nel capoluogo lombardo manca. E Salvini ne ha approfittato per annunciare “un referendum per bloccarne la costruzione”. Per poi concludere: “Sono preoccupato sia per il governo di Roma sia per la giunta di Milano per come gestiscono il problema, perché non hanno capito cosa stanno facendo”.
La manifestazione non ha ottenuto l’interesse sperato, ma Salvini non si è perso d’animo, e dopo aver distribuito con le vignette “blasfeme” pubblicate da Charlie Hebdo, eccolo attaccare Renzi di essere complice con “le sue politiche per l’immigrazione” dei terroristi. Perché “nel nome dell’Islam ci sono milioni di persone in giro per il mondo e anche sui pianerottoli di casa nostra pronti a sgozzare e uccidere”.
Visto il clima, e l’idea più o meno generalizzata di stare vivendo in una crociata al contrario, Calderoli rivendica il copyright di questi messaggi. “Oggi”, ha detto, “molti parlano di guerra santa, dell’inesistenza di un Islam moderato, di limiti all’immigrazione e controlli nelle moschee. Ma non può essere che se le stesse cose le dice un leghista si tratta di xenofobia, mentre se le propone un intellettuale o un giornalista, magari di sinistra, diventano buone idee”. Secondo l’ex ministro, la guerra si vince sia con la pena di morte sia “smettendola col miserabile buonismo”. Ipotesi che non convincono del tutto Salvini: “Per i terroristi vorrei ergastolo vero e lavori forzati”.
Dal fronte centrista replica Matteo Librandi (Scelta Civica): “Salvini e le sue disgraziate dichiarazioni su sedicenti “milioni di islamici pronti a sgozzare” fa lo stesso gioco del fondamentalismo islamico, il cui obiettivo è spingere l’opinione pubblica a pensare che tutto l’islam sia violento, portando inevitabilmente così anche i musulmani moderati su posizioni radicali”. Nella mattinata di ieri Arturo Scotto, Capogruppo di Sel alla Camera, ha denunciato nelle uscite della destra, “ricompattatasi” sulle questioni del terrorismo, il tentativo dell’area che va “da Brunetta a De Girolamo, da Gelmini a Cicchitto” ne approfitti per boicottare la mozione parlamentare per il riconoscimento della Palestina.
Poche ore dopo ecco arrivare richiesta in questa direzione da parte degli ex ministri di Istruzione e Politiche agricolture. Soprattutto nel centrodestra gli animi sono accesi. Giorgia Meloni suggerisce di non “cedere di mezzo millimetro sulla difesa della nostra identità, e quindi non accettando quell’Europa e quell’Italia che ci impongono di non esporre il crocifisso perché qualcuno si sente offeso: quel qualcuno può andare a vivere da un’altra parte”. Da Roccaraso, ospite della festa “Neve azzurra” di Forza Italia, l’ex ministro della Difesa, Ignazio La Russa, sentenzia:
“Quando qualcuno ti dichiara guerra devi rispondere, devi combattere altrimenti hai già perso, con le armi della cultura, dell’economia, dell’intelligenza ma anche con le armi della forza, se è indispensabile”. Si stacca dal coro e prova a ragionare sul problema il sottosegretario agli Esteri, Benedetto. Dalle colonne di Avvenire chiede uno sforzo in più all’Islam moderato.
“I milioni di islamici che da Roma, Londra, Berlino o Parigi hanno assistito con raccapriccio e sgomento all’attentato di mercoledì non sono spettatori e vittime collaterali, ma protagonisti di questa sfida. E per non essere confusi con una parte del problema devono divenire parte della soluzione, cioè della lotta culturale e politica attiva contro la violenza”.
da Il Garantista