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Benevento: Provocazione poliziesca alla Janara Squat

Dopo giorni di militarizzazione delle zone “calde” del centro, di magica scomparsa del pattume dalle strade per fare largo al pattume nazionalista (quello di una passerella che, nei piani del primo cittadino Mastella, si sarebbe dovuta salutare a suon di tricolori calati dai balconi cittadini), a chiudere i preparativi non poteva mancare una “bella” provocazione poliziesca alla vigilia della visita del Presidente Mattarella a Benevento.

Poco prima delle 20.00 due poliziotti lasciano la volante di servizio a piazza Vari ed imboccano via Niccolò Franco, con l’intenzione di andare a controllare una macchina in sosta di fronte il cancello del Teatro De Simone. Sulla porta della Janara Squat un Compagno fuma una sigaretta.

Gli agenti, resisi conto che l’auto in questione è di nullo “interesse operativo”, trattandosi di parenti di altri residenti, tornano indietro.

Uno dei due poliziotti si ferma al portone della Janara esclamando “campione, tu qua abiti!?” e pretendendone i documenti. Il Compagno gli risponde di averli nella giacca che è all’interno dello spazio e che se li vuole deve aspettare che vada a prenderli. Il poliziotto pretende di “accompagnarlo” e fa per entrare all’interno dello Squat.

Il Compagno  gli ribadisce che la sua presenza all’interno non è gradita e che deve aspettare fuori. La risposta repentina di uno dei due è quella di afferrare il Compagno, trascinarlo a terra e immobilizzarlo con un ginocchio sui testicoli e le mani alla gola. L’altro poliziotto irrompe all’interno della Janara. I Compagni presenti sentono il trambusto e corrono alla porta in soccorso del malmenato, sospingendo l’agente all’esterno.

 Dopo un po’ di tira e molla riescono a rimetterlo in piedi, seppure i due energumeni in divisa continuino a tenerlo per i polsi e a strattonarlo provando a portarlo via. Sopraggiunge un’altra volante e quindi un individuo in borghese che si qualifica come Vicequestore. Fa qualche telefonata mentre gli agenti continuano a provocare volgarmente, smaniando che all’interno dello spazio si stia “preparando qualcosa” per la venuta di Mattarella (in realtà, a bollire in pentola, purtroppo, c’è solo pasta e broccoli…).

Gli agenti continuano ad insistere per entrare ed identificare i presenti. Arriva un agente della Digos che “conosce” i Compagni. La situazione si ridimensiona. Vanno via tutti, consapevoli (i dirigenti!) che “brutti incidenti” alla vigilia di un evento come quello che i padroni della città stanno imbastendo potrebbe spingere, oltre ai soliti noti, anche qualche “sincero democratico” a voler uscire di casa domani mattina per affermare pubblicamente che “i lavoratori, i proletari, gli sfruttati vivono decisamente meglio senza Presidenti e senza Padroni!”.

Alcune precisazioni.

L’agente penetrato all’interno della Janara, una volta messo alla porta, ha rubato la chiave inserita nella serratura, successivamente abilmente recuperata. Il Compagno costretto a terra oltre a riportare una ferita alla mano

feritamano

si è ritrovato nelle tasche, quelle dove aveva messo le mani il poliziotto, mentre gli stava sopra, con la scusa di una “perquisizione”, un involucro di cellophane contenente dell’hashish… il fatto dovrebbe dirla lunga alla “società civile” su come vadano certi fermi di polizia…

fumo

L’episodio, ancora una volta, ci conferma che la “Democrazia non è il contrario della Dittatura”, ma che a separarle è una mera questione di “intensità”; che “all’interno come all’esterno dei confini, le <<regole democratiche>> valgono solo per coloro che si riconoscono nel sistema democratico.

Contro i <<nemici della Democrazia>>, lo Stato non è tenuto a rispettare alcuna regola. Nella guerra come nella repressione interna, il Diritto segue due binari. Uno per i cittadini che delinquono, l’altro per i nemici che attentano alla Democrazia. Per i secondi non è prevista alcuna riabilitazione. Sono non-cittadini a cui è concessa una sola via d’uscita: la resa.”.

Ma la resa non può appartenerci. La resa non appartiene alla Rivolta. Né può essere un orizzonte contemplabile dinanzi alla barbarie che Stato, Patriarcato e Capitalismo ci propinano come unica opzione esistenziale. Momenti come quello di stasera ci consegnano semmai due verità: che è giusto e necessario continuare ad immaginare e costruire un mondo diverso, senza Stati né Polizie; e che bisogna farlo a partire dalle macerie del vecchio mondo!

Gli Anarchici