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Bologna: arrestati tre attivisti. Chiedevano soldi pubblici per le famiglie colpite dalle alluvioni

Tre attivisti aderenti a Ultima Generazione/ campagna Fondo Riparazione, che partecipavano al blocco del traffico della tangenziale nord a Bologna, sono stati tratti in arresto. Protestavano per chiedere che i soldi pubblici non vengano sprecati su opere inutili e dannose per la cittadinanza e l’ambiente

di Ultima Generazione

Sono nove i cittadini aderenti alla campagna FONDO RIPARAZIONE che stamattina hanno bloccato il traffico della tangenziale nord a Bologna. Lo hanno fatto per chiedere che i soldi pubblici non vengano sprecati su opere inutili e dannose per la cittadinanza e l’ambiente ma che vengano distribuite alle famiglie e alle aziende che ancora aspettano di essere risarcite dopo le alluvioni. 

Mida, Silvia e Ettore, tre delle persone presenti oggi, sono ufficialmente in stato di arresto e saranno sottoposti a processo per direttissima domani alle 10.00 davanti il Tribunale di Bologna dove verranno formulati i capi di accusa. Contemporaneamente, è stato organizzato un presidio di solidarietà in Via d’Azeglio. 

Silvia è una ricercatrice universitaria e una fumettista, Mida e Ettore sono capi scout, tutti e tre residenti e inseriti nel tessuto sociale bolognese. Sono persone comuni che hanno deciso di prendere posizione attraverso un atto di disobbedienza civile nonviolenta per il futuro della loro città denunciando così l’ipocrisia di un governo e di una regione che preferisce fare guadagnare profitti alle aziende autostradali piuttosto che risarcire i propri cittadini dopo una catastrofe. 

Questo governo purtroppo non si ferma all’ipocrisia. L’arresto di oggi è un attacco alla nostra democrazia. È bastata una proposta di legge ad hoc presentata alla Camera a firma della Lega in cui si propone di introdurre un nuovo reato per il blocco stradale, punito col carcere,  per sentirne già le conseguenze. Il parlamento bypassato. 

I fatti di oggi vanno al di là di un’intimidazione politica, non solo questo governo non sta mettendo in sicurezza il presente e il futuro dei propri cittadini, ma sta reprimendo a livello giudiziario quello che dovrebbe essere invece portato nelle aule del parlamento.

Si tratta di una strategia politica per reprimere chi, con profonda vulnerabilità, vuole solamente lanciare un grido di allarme.

Ci chiediamo, siamo veramente noi i criminali? 

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