Bologna: arrivano le denunce per il tentativo di blocco all’auto di Salvini
- novembre 13, 2014
- in lotte sociali, misure repressive, razzismo, rom
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Dieci i manifestanti indagati per aver tentato di bloccare l’auto di Salvini. Stasera diverse realtà promuovono un’assemblea pubblica in via Centotrecento. E l’Aula C: “Sotto attacco, insieme alla libertà di tutti”.
Stamattina la Questura ha dato conto dello stato delle indagini sulla contestazione a Matteo Salvini. Dieci ragazzi, di età tra i 18 e i 28 anni e che piazza Galilei riconduce a Hobo, sono accusate di violenza privata, tre di loro anche di danneggiamento e porto di oggetti atti ad offendere. Secondo gli inquirenti, i danni al parabrezza dell’auto su cui viaggiava il segretario leghista sono stati fatti la macchina è stata colpita con una cintura, un casco e un oggetto contundente non identificato. Resterebbe all’attenzione delle indagini l’accelerazione dell’auto, in seguito alla quale diversi manifestanti sono finiti a terra e in relazione alla quale, da più parti, si parla di tentato omicidio: “La Digos ha lavorato sull’episodio e sta definendo insieme alla Procura tutto il contesto”, dice il questore.
Fin qui la cronaca giudiziaria, ma intanto i movimenti non restano fermi: Noi Restiamo, Ross@, Làbas, Berneri e Tpo convocano per stasera un’assemblea pubblica, alle 20,30 alle aule di via Centotrecento. “Nelle ultime settimane Bologna ha prodotto molteplici tentativi volti a sperimentare attivamente e adeguatamente i termini dell’antifascismo, in un contesto nel quale abbiamo assistito all’emersione di una dimensione nuova, partecipata ed eterogenea dei terreni di conflittualità sociale che diversi percorsi hanno saputo far convergere su questo piano”, si legge in una nota. “La presenza che la Lega pensa di rinnovare in città – continua il testo – a partire dall’intervento di Tosi previsto per giovedì sera in Palazzo d’Accursio, può essere occasione per portare sul terreno del confronto politico i contenuti emersi finora dalle singole giornate. Una simile occasione è forse una necessità ancor più che una possibilità. Soprattutto se, partendo dal presupposto che la difesa degli spazi di democrazia sia un valore e che i rischi reali di ipotesi reazionarie vadano presi in seria considerazione e conseguentemente contrastati, si condivide l’analisi oggettiva sul ruolo che il partito di Salvini si candida ad avere mentre si aggrava la crisi economica e sociale in questo paese. La concentrazione di forze politiche razziste e reazionarie attorno alla rappresentanza leghista si rinsalda passo passo, come riscontrabile a partire dalla rinnovata capacità di mobilitazione di piazza da parte di questi soggetti, dimostrata recentemente tanto nel panorama di disagio dei quartieri e delle periferie urbane quanto in convocazioni di carattere nazionale”.
Spiegano poi i collettivi: “Salvini, di fronte a una destra istituzionale impantanata nel tentativo di reinventarsi un ruolo oltre le larghe intese, nelle quali il Pd copre uno spazio sempre maggiore anche da solo, da tempo ormai sta spogliando il suo partito della facciata di presentabilità che si era dovuto dare quando concorreva alle formazioni di governo. Sfodera così un nuovo slancio nella gestione del malumore diffuso in ampi e diversi strati di società, catalizzando sul piano politico le forze dichiaratamente fasciste, le proteste forcaiole e l’attenzione della destra populista attualmente indebolita, proponendo quindi un’alleanza sociale e politica che risulterebbe fatale qualora dovesse dispiegare le sue reali possibilità nell’attuale contesto della crisi. Al momento Bologna è già stata laboratorio quantomeno elettorale di questo tentativo. Esso deve essere prontamente rigettato da quella stessa composizione ampia di forze antifasciste, di lotte dei lavoratori, dei precari e dei migranti che hanno dato vita in queste settimane a momenti importanti in città come altrove”.
In conclusione, i collettivi invitano a “non aver paura di sporcarsi le mani affrontando i nodi politici della contemporaneità, riconoscere il ruolo dei governi della crisi controllati dalla Troika come soggetti politicamente caratterizzati per attaccare le fasce più deboli della società, costruire una lettura e un’ipotesi di alternativa credibili nel panorama internazionale e che sappiano tenere conto dei problemi attuali, ma che si pongano in antitesi rispetto alle risposte reazionarie. E’ questo l’unico modo per contrastare realmente l’irresistibile ascesa che la propaganda di vecchi e nuovi fascismi sta avendo anche tra segmenti sociali che si ponevano tradizionalmente come difensori di un altro portato culturale e politico, ma che oggi sono sempre più impauriti e lasciati a se stessi, per non dire addirittura direttamente colpiti dal potere costituito”.
Tornando alla giornata di sabato 8, c’è un altro episodio su cui è al lavoro la polizia, e riguarda il cronista del Resto del Carlino che ha raccontato di esere stato seguito, a fine presidio, da un gruppo di manifestanti: a seguito di uno sgambetto, il cronista sarebbe caduto a terra fratturandosi un gomito. Per questo episodio risultano al momento indagate, per violenza privata in concorso, ingiurie e minacce in concorso, tre persone tra i 24 e i 35 anni, riconducibili sempre secondo la Digos ai frequentatori dell’Aula C di Scienze Politiche. A entrare fisicamente in contatto con il giornalista sarebbe però stata una sola persona, ancora non identificata. Gli investigatori parlano di un gruppo di 12 persone e si dicono intenzionati ad allungare l’elenco delle identificazioni.
Proprio l’Aula C è in questi giorni al centro delle attenzioni della stampa mainstream, e sia l’Ateneo sia la Procura hanno fatto capire negli scorsi giorni di non escludere che venga presto posta sotto sequestro. Sul blog dello spazio autogestito si denuncia la “campagna di demonizzazione mediatica”: i giornalisti, si legge, “sembrano nutrire nei confronti dell’Aula c una vera e propria ossessione, che li porta a vedere ‘i militanti dell’aula’ praticamente ovunque. Fa loro degna sponda la Procura, che arriva a partorire nientepocodimenoche una vera e propria inchiesta per ‘disturbo della quiete pubblica’ dei residenti di Strada Maggiore. Un petardone squassa una sede fascista. ‘Sono stati quelli dell’Aula C’. Dei clerico-fascisti e anti-abortisti vengono duramente contestati. ‘La violenza dell’Aula C’ . Avvengono scontri con la polizia. ‘Ingaggiati dagli anarchici dell’Aula C’. C’e una festa a Scienze Politiche e i residenti non dormono. ‘E’ tutta colpa dell’aula C’. Poco importa che in alcune di queste occasioni gli abituali frequentatori dell’Aula non ci fossero, che si attribuiscano all’aula feste organizzate da altri gruppi e collettivi, o che feste e festicciole vengano organizzate continuamente nelle case, nei circoli e nelle facoltà di mezza Bologna. Si arriva poi al ridicolo quando lo stesso giornalista ‘aggredito’ giunge a postare un pezzo online in cui vede gli ‘anarchici’ in prima fila negli scontri del 6 ottobre per le Sentinelle in piedi -salvo ritirare il pezzo dopo un paio d’ore poiché ‘gli anarchici’ avevano stavolta un alibi inconfutabile: erano stati fermati dalla Digos dopo un saluto alla Dozza”.
Prosegue poi il testo: “Ciò che disturba, nell’Università come altrove, è che degli individui possano incontrarsi, stare insieme, parlarsi e organizzarsi senza indossare la divisa del cittadino elettore o dell’automa consumatore. Attaccare gli spazi che rendono possibile tutto questo è, per il potere, un passaggio necessario verso la creazione dell’Università del futuro e dei suoi tristi frequentatori: individui isolati da imbeccare con le pillole di un sapere in frantumi, capaci solo di andare, a testa bassa, dalla lezione alla mensa e dalla mensa alla biblioteca. Per il resto guai a chi osa dire anche solo ‘A’ (peggio ancora se cerchiata). In una città che si vorrebbe sempre più ‘vetrine e lustrini’, non può certo stupire se chi si ostina a portare a un impianto di amplificazione in piazza Verdi venga preso a manganellate. In un clima socia le che si sta surriscaldando, in cui sempre più persone non ne vogliono sapere dell’agibilità concessa ai fascisti o degli assoli dei tromboni della Troika, non può certo stupire se le piazze della zona universitaria vengono rese inagibili da ordinanze, cantieri eterni o dai tavolini del bar di turno, mentre le aule autogestite vengono sgomberate. Sotto attacco, insomma, non sono solo ‘gli anarchici’ o un’aula autogestita particolarmente famigerata, ma un intero modo di concepire la vita. Quello di chi vuole unire le idee e la festa, l’incontro e l’autodeterminazione, la leggerezza e il rigore, la vita e la rivolta. Sotto attacco è la libertà di tutte e tutti. No, tutto questo non può stupire. Può solo far incazzare, perché se oggi la mannaia della repressione colpisce la nostra libertà e i nostri spazi, domani colpirà ognuno, colpirà tutti”.
da zic.it