«Arrivano le ordinanze anti balordi a Bologna e Firenze». La propaganda di Matteo Salvini ci mette poche righe per abbracciare le due città da sempre fortini del centro sinistra e del Partito democratico. Mentre il vicepremier della Lega era ieri impegnatissimo tra le celebrazioni della festa della Polizia e la solita diretta facebook del tardo pomeriggio, ecco arrivare la nota dal Viminale per informare come a Bologna e a Firenze siano scattate le «prime ordinanze» contro i «balordi», inserendo in questa categoria un po’ di tutto, dai venditori abusivi a chi è stato denunciato per spaccio, rissa, percosse, lesioni personali e danneggiamento di beni.
A corredo la promessa del ministro: «Darò direttive affinché simili provvedimenti scattino in tutta Italia. Nessuna tolleranza per degrado e illegalità». Si tratta dei cosiddetti «Daspo urbani», provvedimenti di allontanamento dai centri storici e altre zone delle città previsti in caso di semplice denuncia di polizia dal decreto sicurezza firmato Minniti (Pd) e allargati dal successore di Minniti al Viminale, Salvini.
A Firenze le aree del centro più attraversate dai turisti per i prossimi tre mesi saranno vietate a chi è stato denunciato per reati di spaccio, danneggiamento o contro la persona. Categorie difficili da individuare nei flussi cittadini. Molto più facili invece da attenzionare coloro che sono stati già sanzionati per commercio abusivo su suolo pubblico. Quasi sempre si tratta di migranti, persone che tirano a campare vendendo le classiche borse in finta pelle, ma anche scarpe, ombrelli, poster con foto della città o con riproduzioni di opere d’arte. Ma ci sono anche i classici venditori di fazzoletti e accendini. Gli ultimi degli ultimi insomma.
Anche loro non potranno più fisicamente essere presenti in zone come via dei Servi, piazza dei Ciompi, piazza Stazione, la Fortezza e il parco delle Cascine. Zone centrali. «Non è un provvedimento che lede la libertà di movimento e soprattutto non colpisce i cittadini onesti. Spero sia utile nella lotta contro gli spacciatori», ci tiene a specificare il sindaco di Firenze in corsa per la rielezione Dario Nardella.
A Bologna le cose sono leggermente differenti. Nel capoluogo emiliano non c’è stata nessuna «zonizzazione» in stile fiorentino. A fine 2017 scattarono i primi Daspo contro i senza casa che dormivano sotto i portici vicino alla stazione, e l’amministrazione guidata dal sindaco Pd Virginio Merola finì nella bufera per avere scelto tra le prime di applicare un provvedimento criticato da tante associazioni che lavorano con i senza casa. Un provvedimento inutile, perché quelle stesse persone due anni dopo sono tornare a dormire, in mancanza di meglio, sotto gli stessi portici. A Bologna altri provvedimenti di allontanamento sono recentemente scattati, ma solo in un parco centrale della città diventato cuore dello spaccio con tanto di vedette e via vai incessante di clienti.
Ai Daspo si sono sommati una serie di interventi delle forze dell’ordine, retate continue anche con l’intervento dell’esercito. Così la situazione è stata normalizzata in un parco dove, tra l’altro, sorge anche un nido pubblico. Lo spaccio però non è sparito, si è spostato a qualche centinaio di metri di distanza. Nessun commento arriva dal sindaco di Bologna in merito alle parole di Salvini.
Resta lo strumento, istituito all’epoca del dem Marco Minniti ministro dell’interno, la sua applicazione a vario titolo in due città simbolo del Pd in Italia, e la retorica leghista che si inserisce alla perfezione in quel solco, mettendo sullo stesso piano «degrado» e «illegalità».
A Firenze in particolare, si legge sull’ordinanza della prefettura, nelle zone dichiarate off limits sarà vietato lo stazionamento «a soggetti che ne impediscano l’accessibilità e la fruizione con comportamenti incompatibili con la vocazione e la destinazione di tali aree». Il provvedimento è rivolto a «chiunque sia stato denunciato dalle forze di Polizia per il compimento nel comune di Firenze di attività illegali in materia di stupefacenti, per reati contro la persona o per danneggiamento di beni, ovvero sia stato destinatario di contestazioni di violazioni della normativa che disciplina l’esercizio del commercio su aree pubbliche».
Giovanni Stinco
da il manifesto
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Il commento a Radio Onda d’Urto dell’avvocatessa Marina Prosperi Ascolta o scarica
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