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Bologna: Cofferati prepara la guerra ai graffitari. Polizia e repressione contro i disegni

In settimana il sindaco della legalità dirà i dettagli della sua idea. Pronta la presa di posizione del Prc:«Ci sono problemi più importanti e urgenti. Avevamo ragione: la legalità è uno dei pilastri del Pd»

Tra una settimana partirà la nuova campagna di Sergio Cofferati, il sindaco della legalità. Dopo i lavavetri, gli insediamenti rom, i centri sociali e la birra, questa volta il primo cittadino di Bologna prende di mira i graffiti sui muri. Lo ha promesso lui stesso martedì, infiammando la platea della festa nazionale dell’Unità. L’ispirazione gli è venuta notando per le strade della città troppi graffiti sui muri, che, secondo lui, chiamano non solo un intervento di pulizia, ma anche di repressione. Un’idea che riecheggia – certo involontariamente – la misura “idrante più fogli di via” auspicata da Gianfranco Fini nel luglio scorso durante una visita nella zona universitaria di Bologna. «L’ennesima e solita risposta data ai giovani. Mi pare che ci siano problemi più importanti e urgenti», commenta subito Tiziano Loreti, segretario della Federazione bolognese del Prc. Loreti ha parole pesanti anche sul tema lavavetri, dove tra Cofferati e l’assessore Libero Mancuso è in corso «un gioco pericoloso sulla pelle della povera gente a chi la spara più grossa. Prendersela con i lavavetri, annunciare una crociata contro la prostituzione sono atteggiamenti sbagliati che mi stupiscono» riflette Loreti. Il consigliere del Prc rivendica poi la lungimiranza: «Avevamo visto giusto nella nostra analisi politica quando, due anni e mezzo fa, avevamo individuato nella legalità uno dei pilastri del futuro Pd».Da tempo in città la polemica politica si intestardisce sui cumuli di bottiglie, lattine e cartacce nelle strade e nelle piazze del centro storico. Nell’attesa di sapere se la pulizia dei graffiti sarà affidata a Hera Bologna (l’azienda del Gruppo Hera che gestisce la pulizia delle strade e la raccolta dei rifiuti, di cui il comune di Bologna è il principale azionista) o a qualche ditta in appalto, c’è da capire se intanto la pulizia in zona universitaria è stata incrementata. «Non mi risulta», risponde Marco, operatore dell’azienda di pulizia da 11 anni. Anzi, il suo lavoro è diventato più faticoso da marzo-aprile, da quando cioè «lo svuotamento dei cassonetti, che era giornaliero, si fa un giorno sì e uno no». Per non parlare della pulizia degli stessi contenitori dei rifiuti: una ditta esterna dovrebbe garantire almeno 18 lavaggi l’anno, ma «i risultati sono scarsi», testimonia chi quei cassonetti li maneggia.Proprio in questi giorni Hera Bologna è stata al centro di una strana vicenda, denunciata dalle rappresentanze sindacali di base. Al rientro dalle ferie alcuni dipendenti hanno trovato una spiacevole sorpresa. «Mi hanno chiamato mentre facevo il turno di notte», racconta un lavoratore, «per avvisarmi di una comunicazione urgente». Poi è arrivata anche la raccomandata che minacciava provvedimenti disciplinari per una presunta assenza ingiustificata. L’assenza, però, risaliva al 13 luglio, giornata di sciopero generale della Confederazione unitaria di base in difesa della previdenza pubblica. La RdB, che si è costituita da poco dentro l’azienda, ha subito denunciato l’episodio. «Non era mai successo», hanno raccontato ai cronisti i destinatari della lettera definendosi più inquietati che intimiditi, tanto più che ai colleghi dipendenti di una società appaltante la stessa assenza per sciopero era stata serenamente registrata dalla trattenuta in busta paga. Poche ore dopo, Hera Bologna ha affidato a un laconico comunicato stampa la sua difesa, sostenendo che «il caso non sussiste». Secondo l’azienda tutto si spiega con un codice sbagliato attribuito dagli addetti alla registrazione delle presenze. Errore scoperto dopo un mese dall’ufficio personale, che avrebbe già spedito una nuova lettera per annullare la contestazione precedente.«Non siamo abituati a fare i processi alle intenzioni», ha replicato Luigi Marinelli, coordinatore di RdB-Cub Bologna, «ma, per usare lo stesso linguaggio dell’azienda, si stanno accumulando troppi “errori umani”. Ad esempio, dove sono finite le schede di adesione alla nostra confederazione che abbiamo inviato per fax e raccomandata, ma non risultano recapitate? E perché l’azienda non ha attivato le dovute procedure proprio in vista dello sciopero del 13 luglio?».Messa da parte la strana vicenda delle lettere di richiamo, RdB si concentra sulle scarse condizioni igieniche negli spogliatoi e nelle docce dei lavoratori. Anche le strade e i cassonetti, però, non se la passerebbero bene, dato che a parità d’orario il percorso da coprire si è allungato da 14 a 21 km. Intanto tra i lavoratori circola la voce che i mezzi saranno tutti acquistati dalle ditte private. Un altro passo verso la completa privatizzazione del servizio, denuncia il sindacato.