Bologna: Sette denunciati per lo sgombero di Taksim
- ottobre 29, 2014
- in casa, centri sociali, crisi, lotte sociali, misure repressive, sgombero
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Dopo l’arresto di Angelo, ci sono sette denunciati per lo sgombero dello studentato occupato Taksim, in via Irnerio, risalente allo scorso 1 ottobre. Due di loro sono minorenni. Le segnalazioni alla Procura sono state fatte ieri dalla Digos, che ha condotto le indagini. L’impegno di Taksim sul fronte del diritto all’abitare, intanto, prosegue.
Il collettivo, in particolare, segnala “quanto accaduto ad una ragazza bolognese, una studentessa come noi, che a Parigi si è trovata nella condizione di dover abitare in 6 metri quadrati per 400 euro al mese, e sbattuta fuori solo per aver chiesto una ricevuta. Elisabetta, la ragazza coinvolta in questa vicenda, ha vissuto quel disagio legato alle condizioni abitative che, anche tanti e tante di noi vivono qua, sotto le due torri. La denuncia della ragazza alle condizioni a cui era costretta è diventato subito ‘il caso’, ripreso da tutte le testate giornalistiche bolognesi, che ha subito fatto scaturire lo ‘scandalo’ . Il problema reale è che in questa città è da anni che gli studenti soffrono condizioni simili. Affitti salati, stanze minuscole che sembrano tuguri, condizioni di vita che non stanno all’altezza degli standard della vita da fuori sede a causa dell’aumento dei costi e dell’impoverimento delle nostre tasche”. A partire da questa riflessine, Taksim propone per oggi alle 19, in via Zamboni 38, “un’iniziativa aperta a tutti, a partire dall’esperienza di Elisabetta, che purtroppo è storia ordinaria. Ci interessa discutere di questo nodo: i giovani italiani migranti e la questione abitativa”. Previsti collegamenti skype dall’Inghilterra, dalla Francia e dalla Germania.
Sempre in tema casa, Social Log stamattina ha fatto rinviare un nuovo tentativo di sfratto. “Gli abitanti resistenti delle occupazioni dei condomini sociali e di Social Log si sono nuovamente mobilitati in un picchetto antisfratto per la famiglia di Omar e dei suoi due bambini nel quartiere Navile. Oggi- spiega il comunicato- il sesto accesso dell’ufficiale giudiziario per obbligare la famiglia ad abbandonare l’immobile Acer, che era stato loro assegnato come dimora provvisoria in vista di una futura assegnazione definitiva. Inutile dire che una sistemazione definitiva non è mai arrivata, la crisi ed il licenziamento hanno spazzato via, per sempre, la possibilità per Omar di ottenere una casa popolare. Il regolamento Acer prevede infatti come obbligatoria, l’ assenza di morosità ed un contratto di lavoro, per poter accedere all’ assegnazione definitiva di una casa. Noi continuiamo a domandarci come sia mai possibile che proprio chi versi in condizioni di disagio più assoluto venga volutamente escluso da programmi di protezione ed aiuto. Tutto ciò non fa che rafforzare la tesi secondo la quale siamo in una condizione senza precedenti nel nostro paese, una condizione che vede non solo la totale assenza di risposte da parte delle amministrazioni locali alle situazioni di disagio abitativo, ma che evidenzia come negli ultimi anni il sistema welfaristico sia stato demolito pezzo a pezzo dai vari patti di stabilità e bilancio, in favore della rendita fondiaria e del capitale finanziario che questa crisi ha contribuito a generare. Ancora una volta grazie alla solidarietà attiva degli occupanti e degli attivisti di social log si è potuta strappare con la lotta una grande vittoria, un rinvio di 4 mesi che consentirà ad Omar e alla sua famiglia di passare l’inverno con un tetto sopra la testa e con tranquillità far proseguire il percorso scolastico ai suoi due figli”.
da zic.it