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Bologna: suicidio nel carcere della Dozza

Un altro uomo, José Gonzalez Torres, si è tolto la vita in carcere, alla Dozza. Era rinchiuso al secondo piano della sezione giudiziaria, in un reparto dove si stanno sperimentando condizioni di detenzione meno rigide.
Ha aspettato che i compagni scendessero nel cortile del passeggio, per le ore d’aria, ed è rimasto in cella. Poi ha intrecciato le stringhe delle scarpe a mo’ di cappio e si è impiccato alla finestra della stanza, un buco a due letti. Inutile è stato l’intervento dell’agente del raggio e dei medici dell’istituto e colleghi del 118, chiamati alle 14.45. Il decesso è stato constatato alle 15.15.

Il giovane straniero, 31 anni e origine dominicane, era dentro da un anno. Un “definitivo”, come si dice in gergo. Condannato a cinque anni e cinque mesi, per traffico di droga, sarebbe uscito nell’ottobre 2016. “Sembrava una persona inserita e senza particolari problemi – raccontano dal carcere, 894 presenti alla conta di mezzanotte, quasi il doppio della capienza regolamentare, oltre quella “tollerabile”. Era iscritto alla scuola media interna, seguiva corsi di cucina e di giornalismo. Condivideva la cella con un lavorante, all’ora della tragedia in un’altra area. E faceva regolarmente i colloqui. La sua scelta estrema, imprevedibile, ci ha spiazzato”. Il suicidio numero 52, nelle carceri italiane, da gennaio. “Una strage silenziosa – commenta il coordinatore provinciale della Uil penitenziari, Domenico Maldarizzi, invitando tutti a riflettere – che continua nella quasi totale distrazione della società e della politica, nonostante gli interventi del presidente Giorgio Napolitano, incisivi e forti nelle parole, ma sostanzialmente inutili: nulla cambia per alleviare le criticità del sistema”. Giovanni Battista Durante, leader del Sappe, incalza: “Ogni anno la polpenitenziaria riesce a sventare un migliaio di tentativi di suicidio, nonostante carenze di personale e sovraffollamento. A livello nazionale mancano settemila unità tra agenti, sovrintendenti e ispettori. In regione siamo sotto di 650, a Bologna di 200. E nel prossimo triennio, causa tagli, perderemo tremila colleghi”.

Sulla Dozza pesano altre incognite. La direttrice, Ione Toccafondi, sta per andare in pensione, dopo un mandato caratterizzato da interventi positivi e concretezza. Il sostituto non è ancora stato designato. E, in questi tempi di spending review, non è detto che il carcere potrà avere un direttore a tempo pieno.
 
fonte: La Repubblica