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Boycott Qatar 2022: lo sport popolare italiano contro il mondiale di calcio

calcio popolare

Due mesi e mezzo: tanto manca al via dei Mondiali di calcio in Qatar, che inizierà il 20 novembre 2022. Contro la vetrina del calcio-business una quarantina di società di calcio e sport popolare italiane hanno diffuso un comunicato congiunto per invitare al boicottaggio, riassunto in un hashtag: #boycottqatar2022.

“Diamo un calcio…popolare alla Fifa” è il titolo del documento, nato per “rivendicare – si legge – come principio base che il calcio è da sempre un canale di coesione, integrazione, un linguaggio mondiale che non può e non deve staccarsi neanche di un centimetro dagli occhi e dai piedi del popolo, delle persone comuni, della gente. Il calcio moderno raggiunge invece il suo attuale apice nei mondiali in Qatar: gioiranno compiaciuti i ricchi proprietari di sponsor, le pay tv e i vertici della FIFA. Ma noi non staremo a guardare, saremo una spina nel fianco, che da una parte attacca e colpisce, dall’altra pone un’alternativa”.

L’intervista  di Radio Onda d’Urto a Fabrizio, di Armata Pirata 161,tifoseria della squadra di calcio popolare St.Ambroues di Milano, da cui è partita l’idea dell’appello antiQatar 2022 e a Giuseppe, redattore di Radio SPOP su Radio Onda d’Urto e dell’Unione Sportiva Stella Rossa. Ascolta o scarica

Di seguito, il comunicato diffuso dalle società di sport popolare di mezza Italia:

“UN CALCIO (POPOLARE) ALLA FIFA
I di calcio in Qatar sono l’apoteosi di ciò che il calcio non dovrebbe mai essere: un enorme business costruito con il sangue e lo sfruttamento degli ultimi e un palcoscenico di intrattenimento per pochi spettatori milionari. Nonostante le politiche di facciata promosse dalla FIFA negli ultimi anni per combattere disuguaglianze di genere, lavorative e razzismo negli stadi, la scelta di svolgere i mondiali in Qatar svela il vero volto del calcio business.
I diritti umani e civili vengono messi in secondo piano, dando carta bianca ad un paese che:
– ha più volte violato i diritti fondamentali delle persone della comunità LGBTQ+ e dei migranti, tant’è che la stragrande maggioranza tra alberghi e b&b ha dichiarato di non accettare ospiti omosessuali;
– ha escluso le donne dalla quasi totalità degli sport e degli eventi sportivi, osteggiandone o impedendone la partecipazione;
– non ha delineato regolamentazioni per orari di lavoro e salari, soprattutto nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori migranti;
– ha dimostrato di non essere un paese attrezzato per un evento di tale portata, iniziando una massiva ed ecocida costruzione nelle zone desertiche del paese.
Questa gigantesca operazione finanziaria e commerciale ha fatto sì che milioni di lavoratori e lavoratrici provenienti dall’Asia e dall’Africa Centrale siano stati fatti arrivare nel paese (spesso dovendo pagare la propria assunzione) e costretti a sopravvivere in uno stato di schiavitù.
Sfruttamento, temperature ben oltre i 45° e orari superiori alle 12 ore giornaliere sono solo alcune delle cause che hanno portato alla morte di almeno 12 persone a settimana; le stime di Amnesty parlano di 6.500 lavoratori morti dal 2010 ad oggi, ma altri canali descrivono situazioni ancora più macabre, arrivando fino a 15.000 vittime.
Le enormi baraccopoli che si estendono fuori dai lussuosi centri urbani sono scenari di condizioni di vita miserabili. Si parla di documenti sequestrati per non dare la possibilità di tornare nel proprio paese, caserme di polizia trasformate in prigioni e squadre di carcerieri che esercitano quotidiane azioni di violenza.
Rimane imbarazzante il tacito assenso con cui la FIFA sta ripetutamente appoggiando le infami pratiche attuate nel paese; non ultime, a sostegno di ciò, le dichiarazioni di Infantino: “Quando dai lavoro a qualcuno, anche in condizioni difficili, gli dai dignità e orgoglio”. Sono solo l’ennesima riprova di tale scempio.
Lanciamo questo appello come segnale unitario del panorama del calcio popolare italiano. Convinti che il nostro modello di fare sport sia sempre rivolto alla difesa e alla partecipazione degli ultimi, dei deboli, degli emarginati. Come condizione di esistenza abbiamo quindi la lotta e l’attacco verso modelli di “sport” come quelli attuati in Qatar.
Conoscendo il volto cruento del nemico continueremo a proporre con ancora più convinzione un’alternativa valida di calcio: dai campetti di periferia ai centri sportivi in cui giochiamo, con ultimi ed emarginati come protagonisti in cerca di riscatto.
Rivendichiamo come principio base che il calcio è da sempre un canale di coesione, integrazione, un linguaggio mondiale che non può e non deve staccarsi neanche di un centimetro dagli occhi e dai piedi del popolo, delle persone comuni, della gente.
Il calcio moderno raggiunge quindi il suo attuale apice nei in Qatar: gioiranno compiaciuti i ricchi proprietari di sponsor, le pay tv e i vertici della FIFA. Ma noi non staremo a guardare, saremo una spina nel fianco, che da una parte attacca e colpisce, dall’altra pone un’alternativa.
Sempre contro questo dannato calcio moderno: il calcio è del popolo, o non è”.
(firme)
Armata Pirata 161 – St.Ambroues (MI)
Athletic Brighèla (BG)
Atletico Brigante (BN)
Atletico San Lorenzo (RM)
Aurora Vanchiglia (TO)
Borgata Gordiani (RM)
Brutium Cosenza (CS)
HSL – Hic Sunt Leones Football Antirazzista (BO)
Ideale Bari Calcio (BA)
La Paz (PR)
La Resistente (GE)
Liberi Nantes (RM)
Lokomotiviadipietreto (PT)
Napoli United (NA)
No League Sportinzona (MI)
One Love FC (SV)
Palermo Calcio Popolare (PA)
Partizan Bonola (MI)
Partizan Scampia (NA)
Polisportiva Antirazzista Assata Shakur (AN)
Polisportiva Sanprecario (PD)
Polisportiva Sans Papier (VI)
Popolare Trebesto (LU)
Quadrato Meticcio (PD)
Quartograd (NA)
Rage Sport (CE)
RFC Lions Caserta (CE)
Rinascita Popolare (PI)
Spartak Apuane (MS)
Spartak Lecce (LE)
Spezia Calcio Popolare (SP)
Stella Rossa 2006 (NA)
Unione Sportiva Stella Rossa (BS)