Menu

Brasile, irruzioni e arresti contro i militanti dell’MST

Nella mattinata dello scorso venerdi (4/11) la Polizia Militare brasiliana ha fatto irruzione ad armi spianate all’interno della Scuola Nazionale Florestan Fernandez (ENFF), scuola centrale di formazione dei quadri dell’MST e di vari movimenti sociali di tutta l’America Latina costruita dal movimento Sem Terra in una cittadina nei pressi di San Paolo.

La polizia ha sfondato il cancello d’entrata della scuola e sparato colpi d’arma da fuoco, per intimidire i militanti al suo interno,  i bossoli rinvenuti per terra mostrano come le munizioni utilizzate fossero munizioni letali e non pallottole di gomma come spesso utilizzate dalla Polizia brasiliana durante le manifestazioni.

In un comunicato dell’MST si denuncia come l’irruzione sia avvenuta in modo illegale, in assenza di alcun tipo di mandato emesso da un giudice, e si sia infatti interrotta solo grazie all’arrivo degli avvocati del movimento.

Nell’operazione sono stati arrestati due militanti Sem Terra presenti nella scuola.

L’irruzione si inserisce all’interno di un operazione repressiva nella quale sono stati emessi diversi mandati di cattura nei confronti di militanti Sem Terra negli Stati del Paranà, del Mato Grosso do Sul e dello Stato di San Paolo, impegnati attivamente nell’organizzare un occupazione di più di tremila famiglie iniziata nel 2014 nella regione centrale del Paranà ai danni di una grossa azienda latifondista brasiliana, la Arapuel, che si era impossessata di grandi appezzamenti di terre pubbliche.

Uno scontro duro che aveva portato questo aprile all’uccisione di due occupanti per mano delle guardie private dell’azienda.

L’ MST sul sito ufficiale denuncia come questa operazione sia un tentativo di criminalizzare i movimenti sociali che lottano per la riforma agraria e per la difesa della democrazia in Brasile.

Nel pomeriggio di sabato si è tenuta una grande manifestazione in solidarietà al movimento con la presenza dei leader dei principali partiti di sinistra brasiliani, tra cui l’ex presidente Lula, nonché di sindacati e numerose organizzazioni sociali.

Questa stretta repressiva nei confronti di una delle più rappresentative e forti organizzazioni sociali del Brasile non può che essere vista come uno dei primi sintomi del restringimento dei diritti democratici di un paese vittima di un “golpe costituzionale”, un chiaro cambio di passo nei confronti delle organizzazioni popolari verso cui la borghesia golpista brasiliana, esaurita qualsiasi pretesa “progressista”, non tentennerà nell’inasprire il livello di scontro di classe.

Fabio Cremaschini da contropiano