A seguito di alcuni attentati e altre forme di intimidazione violenta realizzati in città da gruppi neofascisti, il Comitato permanente antifascista e i sindacati organizzano un presidio antifascista la mattina del 28 maggio 1974 in piazza della Loggia.
Poco dopo le 10.00 una bomba nascosta in un cestino della spazzatura esplode: 94 persone vengono gravemente ferite, mentre altre 8 – Giulia Banzi, Livia Bottardi, Clementina Calzari, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Alberto Trebeschi, Vittorio Zambarda – perdono la vita.
A rivendicare l’attentato è Ordine nero, l’associazione neofascista nata proprio nel 1974 dalle ceneri di Ordine Nuovo (scioltosi l’anno precedente) e di Avanguardia Nazionale: il 27 maggio Ordine nero – Gruppo Anno Zero – Briexien Gau aveva diffuso tramite un comunicato la notizia che avrebbe diretto attentati contro alcuni esercizi pubblici (fonte: https://memoria.san.beniculturali.it).
Inizialmente la magistratura intravede come possibili autori dell’attentato alcuni criminali comuni vicini alla destra che avrebbero agito insieme a un gruppo di giovani neofascisti bresciani altroborghesi. Tuttavia il 25 settembre 1987 la Corte di Cassazione esclude definitivamente questa ipotesi e le indagini si dirigono verso l’estrema destra di area milanese per poi concludersi – il 13 novembre 1989 – ancora una volta con la totale assoluzione degli imputati (fonte: https://reti-invisibili.net). Quattro anni dopo, nel 1993, la procura della Repubblica di Brescia decide di riaprire l’inchiesta rivolgendo la sua attenzione verso l’area neofascista veneta, in particolar modo quella gravitante attorno al nucleo Ordine Nuovo e a Pino Rauti (suo fondatore); attraversando innumerevoli versioni dei fatti, dopo una lunga strada costituita da cinque fasi istruttorie e undici fasi di giudizio, il 19 dicembre 2017 vengono condannati Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, entrambi membri attivi di Ordine Nuovo (nonché – nel caso di Tramonte, alias Fonte Tritone – dei servizi segreti di Padova).