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Brescia: Cricket vietato è lo sport degli immigrati

E tre. Adesso si può ben parlare di un “caso Brescia”. La Leonessa d’Italia si distingue ormai per episodi di razzismo istituzionale, dovuti all’applicazione del nuovo, sgrammaticato, discriminatorio regolamento di polizia urbana, in vigore da quattro mesi approvato con l’astensione del Pd, che si arrogava il merito di aver apportato delle modifiche migliorative in sede di commissione tecnica. «Altro che migliorie, tutti gli incisi non fanno che rendere il regolamento ancora più confuso e passibile di interpretazioni arbitrarie, uno strumento discrezionale in mano ai vigili urbani ben istruiti dal vicesindaco leghista Fabio Rolfi» sbotta Manlio Vicini, avvocato dell’Associazione Diritti per Tutti che si sta facendo carico delle denunce e delle azioni legali a nome delle vittime, migranti e operai, di queste norme. Ricordiamo brevemente i fatti, di cui anche Liberazione ha già dato notizia: in agosto un’anziana signora marocchina viene multata perché trovata seduta sui gradini di un monumento nella centrale piazza Loggia; il 10 settembre la sanzione è toccata a due operai che bevevano una birra fuori da un locale gestito da indiani, e tre giorni dopo dei ragazzi di origine asiatica hanno ricevuto 130 euro di multa perché giocavano a cricket in un parco cittadino. Proprio quest’ultimo episodio è stato portato all’attenzione dell’opinione pubblica dall’associazione antirazzista e dall’emittente antagonista locale Radio Onda D’Urto, che hanno raccolto e denunciato la storia come «il terzo atto della trilogia della discriminazione», secondo la definizione di Umberto Gobbi, redattore della radio. «Non avendo un posto dove allenarci, io e una quindicina di ragazzi tra i 18 e i 23 anni giocavamo in quel parco, per lo più di pomeriggio» spiega Fida Hussain, di origine pachistana, giocatore della nazionale italiana cricket e tra i multati, «ma un giorno degli assistenti civici ci hanno detto che non potevamo giocare a cricket. Allora abbiamo deciso di farlo la domenica mattina, quando al parco non c’è nessuno, di usare una pallina da tennis e non quella regolamentare di legno, proprio per non fare male». Precauzioni che non sono bastate: il 13 settembre due vigili urbani, matricole 203 e 239, si legge dal verbale della contravvenzione, le stesse matricole che hanno multato i due operai, si sono avvicinati ai ragazzi, li hanno sanzionati e «ci hanno detto che a Brescia non si può giocare a cricket, se vogliamo farlo dobbiamo tornarcene nel nostro paese». Non basta. «Il giorno dopo – racconta ancora Hussain – siamo andati al parco ma non per giocare. Ebbene, i vigili sono tornati e ci hanno detto che se avessimo giocato ancora ci avrebbero ritirato il permesso di soggiorno».Il verbale contesta la violazione dell’articolo 23 lettera H del regolamento di polizia urbana, che recita: «Nei parchi pubblici è vietato praticare il gioco del cricket, del pallone e ogni altro gioco potenzialmente pericoloso e lesivo degli altri utenti, tenuto conto delle condizioni di luogo e di tempo e, in ogni caso, della affluenza di altri utenti». La multa però è illegittima, secondo la tesi della difesa, perché in quel contesto non c’erano le condizioni di pericolo per altri utenti. L’avvocato Vicini si è fatto carico di avanzare delle deduzioni al sindaco, il quale può decidere se archiviare o confermare la multa: «In queste deduzioni diciamo chiaramente che questo regolamento è scritto da cani, è confuso, è pieno di incisi che lasciano spazio agli equivoci, per questo chiediamo che sia cestinato». Se invece il sindaco deciderà di procedere, ci sarà battaglia davanti al giudice di pace. Nel frattempo però Vicini torna a chiedere al Pd di prendere una posizione forte, vista ormai la dimostrazione concreta della natura razzista del regolamento. Brescia è un caso nazionale anche dal punto di vista sportivo: qui infatti il gioco del cricket è praticato da centinaia di ragazzini di origini asiatiche, come confermato anche da Shahid Sharif, giocatore del Lions Brescia, squadra di serie C che ha vinto la Coppa Italia, e da Simone Gambino, presidente della Federazione Nazionale Gioco Cricket che ha spiegato come «a Brescia solo la squadra Lions è affiliata alla federazione, lasciando senza sbocchi un potenziale elevatissimo, che avrebbe bisogno solo di spazi adeguati per allenarsi. Spazi del resto molto limitati, perché basterebbe un campo grande quanto uno da tennis”. Insomma il problema è politico, sostengono gli antirazzisti, lo dimostra il fatto che tra le 42 discipline dei corsi di avviamento allo sport per adolescenti organizzati dal comune di Brescia l’unica che manca è il cricket: forse perché il vicesindaco individua in questo sport il simbolo degli immigrati?».
fonte: Liberazione

Comments ( 2 )

  • nel caso in cui sulla questione del cricket si finisca in tribunale non scordiamoci il falso ideologico

  • Anonymous

    Io sono di Genova e tifoso Genoano e vorrei ricordare che è uno sport inventato in Inghilterra e in Italia la prima squadra è stata il Genoa x l’appunto oltre che 1° squadra di calcio . Ancor oggi la società Genoa si chiama GENOA CRICKET and FOOTBALL CLUB dove esiste un torneo di serie A e dove nn sono ammessi più di un tot di “stranieri” .
    Non è colpa di nesuno se qua non ci sono “degli Amanti ” di questo sport , a differenza dell’India o Pakistan dove è sport nazionale .
    Comunque la mamma degli scemi è sempre incinta.E sforna quasi sempre FASCI.Vittorio GENOA