Buonabitacolo (SA): Muore un giovane di 21 anni ad un posto di blocco dei Carabinieri
- agosto 21, 2011
- in emergenza, legge reale
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E’ difficile trovare una spiegazione logica a ciò che è successo stasera a Buonabitacolo. Massimo Casalnuovo, un giovane di soli 21 anni, vede la sua vita stroncata a causa di una banale caduta con lo scooter. C’era un posto di blocco dei carabinieri: sembra che un militare abbia intimato lo stop e sembra che Massimo non si sia fermato. Sembra, inoltre che un carabiniere, il maresciallo della locale caserma, lo abbia inseguito e sferrato un calcio alla ruota posteriore dello scooter, facendolo sbandare e quindi sbattere contro lo spigolo di un muretto.
Troppi i “sembra” che nei prossimi giorni saranno certamente chiariti, sia con la spiegazione della dinamica che con la raccolta delle testimonianze dei presenti. Certo è alta la rabbia dei cittadini, che poco a poco hanno cominciato ad affollare il luogo dell’incidente, soprattutto quando è cominciata a girare la voce che il giovane non ce l’aveva fatta. Una rabbia rivolta ai carabinieri impegnati in un sopralluogo per la ricostruzione delle dinamiche dell’incidente.
“Sono persone che dovrebbero tutelarci e invece ci uccidono” è il coro quasi unanime che si è sentito in piazza Agorà, nei pressi del luogo dell’incidente, un coro che passava dalle bocche di padri, madri e dei giovani, tanti, addolorati e rabbiosi. Non era di vendetta, l’aria che si respirava, ma certamente un profondo bisogno di giustizia, che non può mancare nè tardare. Anche perchè non si sono risparmiate versioni divergenti, soprattutto quella che vede il giovane Massimo come un teppistello che ha voluto furbescamente scansare i militari, ferendone uno al piede. Chi conosce Massimo sa che è l’ultima persona che avrebbe potuto fare questo, soprattutto considerando il suo profondo rispetto per gli altri e l’infinita bontà d’animo. Proprio queste versioni hanno fatto riscaldare gli animi al punto che l’intera popolazione ha inveito contro i carabinieri costringendoli ad abbandonare il luogo dell’incidente.
Un dolore che ha significato sconcerto per una intera collettività, che ora può solo stringersi attorno ad una famiglia straziata, aspettando il giorno di un verdetto giusto.
Fonte: Giancarlo Guercio – www.ondanews.it
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