Bene ha fatto Mario Balotelli a scagliare il pallone verso la curva da cui si levavano i «buu» razzisti. A interrompere con quel gesto irrituale il codice non scritto dello show must go on, di fronte a una barbarie che solo un’attitudine complice può derubricare a banale «sfottò».
Bene ha fatto a dare un nome alle cose attraverso il suo corpo nero, a un tempo simbolo e grande rimosso di ogni nuova manifestazione di odio che trova negli stadi la propria grancassa. «Razzisti gli italiani? Ma quando mai…». Il coro della politica compiacente – quella destra che proprio a Verona intreccia da oltre vent’anni le proprie fortune elettorali con ogni sorta di fascisti, razzisti e crociati omofobi – arriva dopo che si sono placati quelli provenienti dalle curve. E il cerchio si chiude. O almeno si vorrebbe che così fosse.
Il calcio al razzismo sparato da Balo risuona come la più sconcertante delle affermazioni. «Il Re è nudo», urla il «ragazzaccio» cui non si è mai perdonato di interpretare a tutto tondo il ruolo della star: indisciplinato quanto geniale nell’inseguire una palla. Non a caso Matteo Salvini – che al «laboratorio Verona», fucina fin dagli anni di Tosi dell’evoluzione neo-destrista della Lega, sembra aver ispirato la sua traiettoria politica -, è al simbolo Balotelli che replica, pronto ad appropriarsi dell’ennesima polemica foriera di spostare ancor di più verso l’abisso i già fragili confini del nostro dibattito pubblico. «Non abbiamo bisogno di fenomeni», dice Salvini, imputando a Balotelli di non farsi trattare da «negro» con sufficiente tranquillità.
Per questo, quella pallonata sparata in tribuna rappresenta un gesto sano, creativo che dovrebbe scuotere tutti, spingere ad interrogarsi su quanto fino ad oggi si è finto di non vedere. Anche perché, a ben guardare Balotelli quella palla poteva spedirla fuori dal campo, lanciarla per strada, nella folla del weekend di una qualunque città italiana. Certo, Verona è un caso limite. Luca Castellini – il capo tifoseria che di Balo ha detto «non sarà mai del tutto italiano» è un dirigente di Forza Nuova che elogia Hitler.
Ma fingere che le curve e il tifo ultrà – definizione quest’ultima sempre meno riconducibile ad un fenomeno unitario – rappresentino un’eccezione in un paese nel quale l’intera pattuglia parlamentare della destra vota contro l’istituzione di una commissione sul razzismo proposta da una sopravvissuta ad Auschwitz, significa non volersi rendere conto della gravità della situazione. Anche per questo è il momento di rompere le regole del gioco: calciala ancora Balo!
Guido Caldiron
da il manifesto