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Canada: malmenato dalla polizia un capo indigeno

Allan Adam, capo indigeno di una comunità di Alberta, nel Canada occidentale, trattenuto e colpito a pugni in testa da degli agenti di polizia

Arriva dal Canada un video ripreso dalla telecamera in dotazione della polizia locale dove si vede Allan Adam, il capo indigeno di una comunità di Alberta, nel Canada occidentale, mentre viene trattenuto e colpito a pugni in testa da degli agenti di polizia.

Adam era stato fermato in auto per un controllo durante il quale si è scoperto che la sua patente era scaduta; dopo un alterco verbale di quasi cinque minuti, in cui Adam dice «Sono stanco di essere molestato dalla polizia», l’uomo è stato bloccato a terra e preso a pugni da parte di un agente della polizia a cavallo per poi essere portato via in manette col viso sanguinante.

L’episodio è avvenuto il 10 marzo ma sta circolando solo ora come dimostrazione della violenza della polizia canadese.

Inizialmente la polizia di Alberta aveva dichiarato che le azioni degli agenti erano state «ragionevoli» e non avevano chiesto un’indagine esterna, ma dopo che Adam, pochi giorni fa, ha tenuto una conferenza stampa durante la quale ha rilasciato i video girati da due astanti, un’agenzia indipendente di Alberta che indaga su episodi di polizia che coinvolgono delle morti o un potenziale comportamento illecito delle forze dell’ordine, ha annunciato di stare esaminando il caso.
Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha definito il video «scioccante» e ha chiesto che sia aperta subito un‘indagine indipendente. «Sappiamo che non si tratta di un episodio isolato – ha detto Trudeau – Molti canadesi neri o indigeni non si sentono al sicuro con la polizia, questo è inaccettabile e dobbiamo cambiare le cose».

Il video è stato presentato ai tribunali giovedì e trasmesso da molti canali televisivi, ed ha aggiunto forza al dibattito sul razzismo sistemico nelle forze di polizia in tutto il Canada.

La morte di George Floyd negli Stati Uniti ha causato quello che Trudeau ha definito «un risveglio».

Marina Catucci

da il manifesto