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Cancellieri come Maroni: "Si al daspo politico"

Il ministro degli Interni invoca il giro di vite per i manifestanti fermati alle manifestazioni. E sul codice identificativo per i polziotti prende tempo: «E’ un problema molto più complesso».
Il codice identificativo per i poliziotti no, ma un Daspo politico, simile a quello già adottato oggi per gli ultras da stadio, da applicare ai manifestanti sì. Il ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri non esclude un giro di vite nei confronti di quanti vengono fermati al termine di manifestazioni in cui si sono verificati degli incidenti. La titolare del Viminale ne ha parlato ieri nel corso di un’intervista al Gr1: «Occorrerà fare delle norme più rigorose per chi nei cortei più volte crea disordini. Un po’ come ci sono per gli stadi, tipo il Daspo per i manifestanti», ha detto Cancellieri, per la quale «ci sono diverse proposte in questo senso che vanno valutate».

Difficile però, per il ministro, fare previsioni circa la possibilità di arrivare all’approvazione del giro di vite prima della fine della legislatura. «Questa è una legislatura tecnica, non lo so», ha spiegato. Per quanto riguarda l’identificativo per gli agenti, che consentirebbe di individuare i poliziotti protagonisti di violenze, il ministro si è mostrato molto più cauto, fino quasi a escludere l’ipotesi: «E’ un problema molto più complesso – ha infatti spiegato – perché da una parte dobbiamo garantire la sicurezza degli operatori e delle loro famiglie, dall’altra non si può fare un discorso del genere se non si fa altrettanta chiarezza su chi partecipa ai cortei travisato o armato».

Si torna dunque a parlare del Daspo politico. Non si tratta d un’idea nuova. Anche il leghista Roberto Maroni, quando sedeva al Viminale, cercò di introdurla dopo gli scontro del 15 ottobre 2011 a Roma. Le misure restrittive al vaglio del ministro Cancellieri potrebbero essere le stesse messe a punto proprio da Maroni quando si aspettava un autunno particolarmente caldo. Oltre al Daspo, si parlò di fermo di polizia e di arresto obbligatorio per chi, in prossimità di manifestazioni, viene trovato in possesso di caschi, passamontagna o armi contundenti. Ma anche di della possibilità di estendere l’arresto in flagranza differita anche ai cortei (accade già per le manifestazioni sportive), di aggravanti speciali per i reati comuni commessi in occasione di manifestazioni di piazza e di maggiori tutele giuridico-legali per le forze dell’ordine, sia sotto il profilo penale che sotto quello civile.

Per quanto riguarda l’inchiesta sui lacrimogeni che il 14 novembre sarebbero stati lanciati dall’interno del ministero della Giustizia sui manifestanti in figa dalle cariche della polizia (e che un’inchiesta dei carabinieri del Racis ha invece stabilito che sarebbero stati sparati dalla strada) il ministro Paola Severino ha annunciato di voler rendere pubblici i risultati dell’indagine. «Li trasmetterò alla procura di Roma – ha detto il guardasigilli -. Potrebbero avere mezzi

di indagine migliori dei miei e se qualcuno ha fonti diverse può sentirsi libero di denunciare il proprio convincimento».
 
 
Carlo Lania da il manifesto

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