Una giovane madre si è tolta la vita nel carcere di Solliciano. Tra gli articoli di giornale si possono leggere parole come “depressione” e “solitudine”. Viene sottolineato il problema di tossicodipendenza della donna, quasi questo particolare diminuisse la gravità del fatto.
Le condizioni in cui versano le strutture, il sovraffollamento, l’assenza di organico sono aggravanti di un sistema carcerario anticostituzionale. Nel caso specifico ricordiamo il rapporto dell’Associazione Antigone sulle condizioni della casa circondariale fiorentina.
Il fatto di cronaca riporta l’attenzione su una questione ignorata volutamente da buona parte del mondo politico. Sollevare il tema si scontrerebbe con quella parte di paese che chiede i forconi e punizioni esemplari per i crimini, di qualsiasi natura siano, purché siano noti all’opinione pubblica. Il reinserimento dei detenuti nella società, il carcere come percorso educativo e di riabilitazione sociale sono astratti valori irrealizzabili nelle attuali condizioni. Le carceri italiane impongono condizioni insostenibili. Nella regione che per prima in Europa ha abolito la pena capitale non si smette di morire tra le celle dello stato. A togliersi la vita sono i più deboli. Occorre ripensare il sistema penitenziario, proporre percorsi alternativi al carcere per i reati minori e non ignorare una parte di paese che vive in condizioni di inciviltà totale.
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