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Carcere: Due poliziotti penitenziari a rinvio a giudizio per il suicidio di Valerio Guerrieri

A febbraio scorso Valerio Guerrieri, un ragazzo di 22 anni, si è suicidato nel carcere di Regina Coeli. Oggi è uscita la notizia della richiesta di rinvio a giudizio, da parte della Procura di Roma, per due poliziotti penitenziari, rei di aver tardato di qualche minuto il controllo di Valerio, soggetto considerato a rischio suicidario.

Sul caso interviene Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone, che fin dall’inizio – contattata dalla madre del ragazzo – sta seguendo il caso.

L’unica cosa che non vorremmo da tutta questa inchiesta è che si vada alla ricerca di capi espiatori e che tutto si risolva in una questione di mancata sorveglianza. Non è con un controllo esasperato, né privando i detenuti di magliette, cinte o lenzuola che si può risolvere la questione suicidi. Il rischio, anzi, è quello di rendere la vita del detenuto ancora più faticosa e difficile di quella che già è.

Nello specifico della questione di Valerio Guerrieri c’è da capire perché il ragazzo fosse in carcere e se vi fossero tutti i titoli per trattenerlo in custodia. Questo è il punto che più ci interessa della questione.

Valerio aveva problemi di carattere psichiatrico, per questo era stato ricoverato in una Rems dal quale era scappato. Persone come lui non si possono curare dietro le sbarre, le si cura affidandole al sostegno medico, sociale, psicologico dei servizi del territorio. Questo andava fatto anche con questo ragazzo”.