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Il carcere, il governo e la mattanza

L’anno scorso si sono suicidati 57 detenuti. L’anno precedente furono 61. Quest’anno siamo già a 62

di Ascanio Celestini

L’anno scorso si sono suicidati 57 detenuti. L’anno precedente furono 61. La pandemia ci ha costretto a allontanarci, a chiuderci dentro casa, a limitare gli incontri di persona, a ripensare le relazioni. Questo è successo a noi persone libere. Proviamo a immaginare che cosa è stato per i carcerati.

All’inizio di aprile del 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere i detenuti hanno reclamato il diritto ai colloqui con i famigliari e anche a una prevenzione decente rispetto al Covid. La risposta delle istituzioni è stata la “mattanza”. Così è stata chiamata sui giornali. Le frasi che le guardie si scambiavano erano “li abbattiamo come vitelli” e “lo stato siamo noi, tu e tutti i tuoi compagni dovete morire”. Mentre un ragazzo implorava “aiutatemi, mi stanno uccidendo” una dirigente rispondeva “per colpa vostra sto facendo le nove di sera” e un agente gli dava due pugni in faccia.

105 tra agenti, funzionari dell’amministrazione penitenziaria e medici saranno processati. Ma conosciamo la mattanza di due anni fa perché abbiamo potuto vedere le immagini riprese dalle telecamere di sicurezza. Quello che succede in tutte le altre galere non ci viene raccontato. Però riusciamo a vederlo in controluce anche dal numero di suicidi. I detenuti si ammazzano pur di interrompere la sofferenza assurda della galera. Si ammazzano più dei loro concittadini che stanno fuori. Si ammazzano venti volte di più!

Fino a qualche settimana fa quando raccontavo queste storie mi dicevano “vabbè, la pandemia ha creato problemi a tutti, ma adesso la situazione è migliorata”. E invece no perché il numero di detenuti che si sono ammazzati fino a due giorni fa ha già superato il numero dei due anni precedenti. Sono già 62 con più di 1.000 tentati suicidi.

Sono numeri, ma raccontano di persone. Qualcuno dirà che se non avessero commesso reati non sarebbero finiti in galera. Ma a parte quelli che ci stanno senza avere ancora una condanna definitiva e a volte nemmeno un processo, vale la pena ricordare che il 35 per cento sta dentro per detenzione e piccolo spaccio e spesso si tratta anche di persone con problemi di tossicodipendenza.

Se scorriamo le tabelle col numero di suicidi ci accorgiamo che non c’è una tendenza al miglioramento, che non c’è mai stata. Questo ci fa vedere, sempre in controluce, che i governi degli ultimi anni non hanno fatto un granché. Dopo che le immagini della mattanza sono finite in televisione il presidente Draghi e la ministra Cartabia sono andati a Santa Maria. Il primo ha fatto un breve e innocuo intervento. La seconda ha cominciato dicendo che era venuta per vedere e conoscere e ha concluso che bisogna investire nell’edilizia carceraria. Cosa doveva conoscere? Cosa immaginava che fosse la galera? E davvero pensa che la soluzione è ancora l’investimento nel mattone?

Il prossimo governo sarà in grado di affrontare questo problema? Nel giugno dello scorso anno Giorgia Meloni, la leader del partito più amato dagli italiani, ha dichiarato la sua solidarietà nei confronti delle guardie che avevano commesso la mattanza.

da Comune-Info