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Carcere: il racconto dalla cella lagher di isolamento del carcere di Tolmezzo

Carissimi compagni, chi vi scrive è un detenuto (del carcere di Tolmezzo), mi chiamo Maurizio Altieri.

Vi scrivo da una cella di isolamento, senza perdere un momento. Ho avuto il piacere di conoscere Massimo che mi ha dato il vostro indirizzo.
Brevemente vi racconterò la mia storia sin dal primo ingresso in questo istituto “lager”.

Sono arrivato il 4 giugno dal carcere di Padova, dove avevo denunciato gli abusi degli agenti a Radio Carcere di Riccardo Arena che voi conoscerete.

Arrivato in questo carcere ho avuto subito un diverbio con un brigadiere che era arrogante, prepotente e continuava a minacciare. Così non curante delle sue minacce chiedevo i miei diritti. Finita la perquisizione, con il rifiuto di fare le flessioni, vietate dal regolamento, mi hanno fatto salire in sezione infermeria senza il vestiario.

Arrivato in infermeria, al mattino, al passeggio, iniziano a raccontarmi che qui gli agenti picchiavano senza nessun motivo. Non c’è voluto tanto a capire che erano tutti terrorizzati e avevano paura di prendere botte.

Così ho iniziato a convincere alcuni detenuti che erano stati massacrati a scrivere le denunce, per non lasciare impuniti questi trattamenti disumani.

Dopo tre giorni che ero in infermeria, e dopo aver raccolto 3 denunce dettagliate con i pestaggi a manganellate, i secchi di acqua fredda, nudi senza materasso e nulla, alle 15 arrivò una perquisizione nella cella. Cercavano le denunce. Le trovarono perché stavo scrivendo a Riccardo Arena. Mi portarono in isolamento. Dopo 6 giorni mi chiamarono al consiglio di disciplina e mi contestarono due pezzetti di lamiera. Protestai e chiesi dove fossero le tre denunce ma ricevetti solo minacce. Così mi diedero 15 giorni di isolamento per due pezzettini di lamiera di cui non sapevo nulla. Dall’isolamento ho iniziato a raccogliere denunce di pestaggi.

Sto subendo abusi di ogni genere: mi hanno lasciato senza vestiario, senza sigarette..ho denunciato tutto alla Procura di Udine con 18 denunce per violazione dell’art.27, etc. etc.

Mi trovo dal 7 giugno in isolamento. Non vogliono farmi salire in sezione perché sanno che raccoglierei le firme contro la Direzione dell’istituto.

Qui per far conoscere la realtà di quello che succede ci vorrebbe una manifestazione davanti al carcere.

Massimo vi ha raccontato anche di quello che è successo l’altro giorno ad un ragazzo, che per protesta dopo aver rotto alcuni mobiletti della cella, è stato convinto ad uscire dalla cella che avrebbero risolto i problemi per i quali era andato in escandescenza; invece dopo essere uscito gli hanno messo le manette dietro ed hanno iniziato a colpirlo a calci e manganellate, gli agenti in tenuta antisommossa.

Abbiamo iniziato ad urlare ed inveire contro di loro, ma non abbiamo più saputo nulla di cosa sia successo. Solo il giorno dopo abbiamo saputo che era in una cella “liscia”, senza materasso e nudo.

In tre mesi sono avvenute decine di pestaggi, non abbiamo nessun diritto, la dignità qui viene calpestata, ci trattano peggio degli animali.

Solo un presidio potrebbe dare forza e coraggio a tutti i detenuti di lottare, anche con scioperi della fame, con qualsiasi forma di protesta, atta ad interrompere l’illegalità che vige e regna insieme alla Procura di Udine.

Io combatterò sempre contro gli abusi, non mi fermerò con le loro minacce. Ho scritto alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sono quasi tre mesi che mi trattengono in isolamento contro la mia volontà, trovano sempre scuse per farmi rapporto in modo da poter giustificare tre mesi di soprusi.

Proprio in questo momento hanno avvisato Massimo che domani verrà trasferito…

Noi pensiamo che sia stato il fatto che Massimo abbia detto al G.I.P. ieri, che avevano picchiato un detenuto a manganellate. Logicamente il giudice ha parlato con la Direzione che ne ha chiesto il trasferimento immediato.

Mi dispiace di cuore per Massimo perché stavamo organizzando alcune iniziative volte ad ottenere dei miglioramenti dentro a questo inferno.

Compagni, se vi è possibile far conoscere all’opinione pubblica tutto quello che succede in questo carcere, a nome mio e di tutti i detenuti di Tolmezzo, non finiremo mai di avere parole di ringraziamento per tutti voi.

Avrei tantissime altre cose da scrivervi, tutto quello che accade qui è quasi irreale.

A nome di tutti vi ringrazio per tutto quello che farete per noi, per non lasciare che tutto rimanga dentro queste quattro mura, occultato, celato dal legislatore.

AIUTATECI A FAR SENTIRE LE NOSTRE VOCI.

Fiducioso vi mando una forte stretta di mano, unito a Massimo, Valerio, Jlir, Redovane (tutti detenuti in isolamento).

Con stima, Maurizio.

N.B. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà e dolore ai familiari e gli amici di Stefano, perché Massimo ci ha raccontato tutta la storia e non abbiamo parole per esprimervi tutta la vicinanza al vostro dolore. Ciao Stefano!

Comments ( 1 )

  • Anonymous

    Mi dispiace tanto per quello che stai subendo, farò girare questa lettera, è tutto ciò che posso fare, purtroppo non sono un personaggio abbastanza importante per fare di più. Un abbraccio