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Carcere: L’infanzia violata dal 41 bis

Il protocollo firmato un anno fa non si estende ai figli delle recluse al carcere duro

Ormai da un anno, l’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Bambinisenzasbarre Onlus, insieme al ministro della Giustizia hanno siglato un importante protocollo che consacra, ove ce ne fosse bisogno, la valenza costituzionale della potestà genitoriale e riconosce la peculiarità della condizione di figli di persona detenuta correlando ad essa una vulnerabilità meritevole di attenzione e di protezione.

Il protocollo individua quali necessità primarie “favorire il mantenimento dei rapporti tra genitori detenuti e i loro figli, salvaguardando sempre l’interesse superiore dei minorenni; sottolineare la specificità dei figli di genitori detenuti, in modo da promuovere interventi e provvedimenti anche normativi che tengano conto delle necessità della relazione genitoriale e affettiva di questo gruppo sociale senza, tuttavia, indurre ulteriori discriminazioni e stigmatizzazioni nei loro confronti; tutelare il diritto dei figli al legame continuativo e affettivo col proprio genitore detenuto, che ha il diritto/dovere di esercitare il proprio ruolo genitoriale; sostenere le relazioni genitoriali e familiari durante e oltre la detenzione, agevolando la famiglia e, in particolare, supportando i minorenni che vengono colpiti emotivamente, socialmente ed economicamente, con frequenti ricadute negative sulla salute e con incidenza anche sull’abbandono scolastico; superare le barriere legate al pregiudizio e alla discriminazione nella prospettiva di un processo di integrazione sociale e di profondo cambiamento culturale, necessario per un progetto di società solidale e inclusiva.

Il documento sancisce, dunque, la preminente importanza, anche riguardo alla finalità rieducativa cui ogni pena deve tendere, della tutela dei rapporti tra genitore recluso e figli ai quali deve essere garantito un legame affettivo continuativo e stabile.

Le esigenze del minore, sempre prioritarie, dovranno essere tenute in considerazione nella scelta di un luogo di detenzione idoneo a garantire la possibilità di contatto con il genitore ristretto. Nelle sale d’attesa dovranno essere attrezzati locali per bambini, con zone per il gioco anche nelle sale colloqui. Dovrà essere consentito al genitore, durante la carcerazione, di essere presente nei momenti importanti della vita del minore (compleanni, primo giorno di scuola, recita, saggio, festività). Dovrà essere incentivata, per i genitori e i figli che non riescano ad incontrarsi facilmente, la comunicazione attraverso telefonia mobile ed internet, webcam e chat. Il personale di polizia penitenziaria dovrà ricevere una formazione mirata e qualificata sulle modalità di controllo da adottare sui minori improntata a non arrecare agli stessi un trauma che si aggiunge a quello connaturato alla carcerazione del proprio caro.

Molte carceri hanno raccolto le raccomandazioni promananti dal protocollo e avviato percorsi di cambiamento e di comprensione che passano anche per la creazione di locali per accedere ai colloqui che, attraverso i colori vivaci o la presenza di giochi, rendano l’impatto dei minori con il carcere meno feroce e traumatico.

E i detenuti in 41 bis? I loro bambini? Il loro bisogno di essere tutelati? Protetti? Accolti? La loro necessità di vivere un rapporto di amore con il proprio genitore recluso? Di ricevere dallo stesso cure, attenzioni, tenerezza, carezze?

Qui il protocollo dell’infanzia si ferma. L’infanzia dei figli dei detenuti in 41 bis non ha tutela. Per loro non c’è, per legge, continuità di amore con il loro congiunto recluso.

Il colloquio avviene una volta al mese per un’ora con modalità “idonee ad impedire il passaggio di oggetti”, attraverso un vetro divisore a tutta altezza, con una piccola finestra chiusa a più mandate.

Si svolge in una piccola cella grigia e asfittica di ferro e vetro. Dall’altra parte un uomo, il loro padre. Una donna, la loro madre, che spesso quasi non conoscono. Perquisizioni. Telecamere puntate da più posizioni. Uno sportellino aperto da cui l’agente penitenziario vigila. Un microfono o la cornetta di un telefono. Il detenuto in 41 bis padre o madre, potrà toccare i suoi bambini fino al compimento del dodicesimo anno di età per dieci minuti in un mese. Gli altri familiari dovranno essere allontanati. La Cassazione lo conferma. Le preminenti esigenze di sicurezza non possono cedere il passo a niente. Neppure all’infanzia violata. Lacrime e strazio in quell’ora attesa per un mese intero. Un’ora al mese in cui costruire un rapporto di vicinanza, affettività, intimità. Continuativo e stabile?

Maria Brucale da il dubbio

Comments ( 2 )

  • E’ la voglia di annullamento di 41 bis per i mafiosi stragisti, che hanno procreato anche attraverso le maglie del 41 bis, quando era vietato far uscire liquido seminale, oggi non più, Non raccontiamoci la favola dei bambini senza padre e senza diritti.
    A ognuno il suo !
    In nome e per conto dell’annullamento del 41 bis si è massacrato, ucciso e seviziato senza pietà .
    Si pianga per altro che è meglio ,in questo “piagnisteoso ” Paese dove 2cosa nostra ” la fa da padrone e scioglie i bambini nell’acido.