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Carcere, per un po’ d’amore in più: proposta di legge e un appello

Liberalizzare le telefonate e consentire colloqui riservati in carcere: una battaglia storica che la redazione di Ristretti Orizzonti rilancia in questi giorni per spingere all’approvazione di una legge, presentata nel 2002 e ora riformulata e ripresentata.

“Per qualche metro e un po’ di amore in più”. È l’appello lanciato redazione Ristretti Orizzonti a Padova per porre l’attenzione sull’emergenza della tutela degli affetti in carcere. Una battaglia storica che la redazione della rivista ha deciso di rilanciare – le firme dei detenuti a Padova ci sono già – per sensibilizzare l’opinione pubblica e spingere all’approvazione di una legge per liberalizzare le telefonate e consentire i colloqui riservati nelle carceri, già presentata nel 2002, e sottoscritta allora da 64 parlamentati di tutti gli schieramenti, ma rimasta nel cassetto.

“È un tema che riteniamo prioritario anche sull’emergenza del sovraffollamento delle carceri – spiega Ornella Favero, direttrice di Ristretti Orizzonti, volontaria ed esperta di carceri in Italia – sento continuamente persone disperate: gente che ha due-tre figli a cui può dedicare solo pochi minuti a settimana. E poi spazi per gli incontri spesso tristi e affollati, attese lunghe, estenuanti, umilianti.

Quello degli affetti è un nostro tema da sempre, ma ora abbiamo deciso di fare qualche iniziativa forte per rilanciarlo. L’Italia è uno dei pochi Paesi che ha un ordinamento penitenziario arretrato: una telefonata a settimana di dieci minuti e sei ore di colloquio al mese sono una miseria”.

La proposta di legge è stata ripresa da alcuni parlamentari, su iniziativa del deputato di Sel Alessandro Zan, e riformulata per essere nuovamente presentata. Di qui l’appello della redazione “Ristretti Orizzonti”. “Su questo appello chiediamo di raccogliere le firme delle persone detenute in tutte le carceri, e anche fuori, tra amici e famigliari: hanno un valore simbolico ma ci permettono di dare gambe e cuore alla nostra battaglia”.

Un dato, diffuso dalla rivista, è significativo: il 30% circa di figli di detenuti da grandi rischiano di entrare pure loro in carcere. “Crediamo che sia inaccettabile questa triste prospettiva di bambini con un futuro già segnato”. Ornella Favero ricorda la fatica nel condurre questa battaglia: “Si parla di affetti e si è speculato con titoli del tipo: celle a luci rosse”.

“Carceri più umane significa carceri che non annientino le famiglie”, si legge nella petizione. “L’Europa non si può accontentare dei tre metri di spazio a detenuto per decretare che le nostre carceri non sono più disumane. Lo sono eccome, e lo sono in particolare per come trattano i famigliari dei detenuti”. Dunque la necessità di una legge che, aiutando a salvare l’affetto delle famiglie delle persone detenute, produrrebbe “quella sicurezza sociale, che è cosa molto più nobile e importante della semplice sicurezza”. E una scadenza: 24 dicembre 2014. “Per quel giorno, raccogliamo migliaia di firme, da tutte le carceri, per un po’ di amore in più”.

Ginevra Gatti da Redattore Sociale

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