Saranno 195 i Parlamentari che, con la promotrice dell’iniziativa Rita Bernardini dei Radicali, passeranno il week end di Ferragosto nelle carceri italiane. Lo scopo della Radicale è verificare le condizioni di vita nei penitenziari italiani. Secondo Ristretti Orizzonti, il sito di cultura e informazione sul carcere attivo da 12 anni, le visite saranno effettuate in più di 170 carceri da 87 deputati, 37 senatori, 60 consiglieri regionali, 5 garanti dei diritti dei detenuti, 2 europarlamentari, 2 magistrati, 1 presidente di tribunale, 1 procuratore generale, accompagnati da alcune centinaia di collaboratori (tra militanti radicali, rappresentanti del volontariato, dell’avvocatura, delle organizzazioni sindacali). Ed è a tutti loro che Ristretti Orizzonti dà alcuni suggerimenti per una «visita informata» agli istituti di pena, che vanno dalla verifica se nell’ambito dell’assistenza sanitaria ci si occupa, come dovuto, anche di prevenzione dei suicidi, fino al al controllo che i detenuti possano disporre effettivamente di acqua calda per lavarsi. Ai parlamentari viene consigliata come prima tappa, la visita agli ambienti dedicati ai colloqui dei detenuti con i familiari. «Il rischio è che con il caldo estivo e con il sovraffollamento, i colloqui diventino sempre meno un momento dove coltivare i rapporti affettivi con i familiari e sempre più dei luoghi di stress e frustrazione», avverte Ristretti Orizzonti, che perciò chiede di verificare tra l’altro se la sala destinata agli incontri tra i detenuti e i parenti sia «adeguatamente ventilata». Si suggerisce anche di controllare l’infermeria, per verificare se sia dovutamente attrezzata con apparecchiature adatte alle visite specialistiche e se effettivamente le richieste di visita medica vengano accolte «senza ritardo». Ma anche per accertarsi che siano previste modalità per individuare le persone a rischio suicidio e se sia garantito loro «almeno un ascolto adeguato». Scontata la visita delle celle, che per dimensioni dovrebbero rispettare gli standard stabiliti dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura («non meno di 15 metri quadri per quattro detenuti»). «I servizi igienici devono essere separati per rispettare la privacy di chi ne usufruisce», ricorda ancora il sito, che raccomanda di «verificare se c’è acqua calda» e se in ogni sezione ci sia effettivamente un defibrillatore «perfettamente funzionante». Tra i tanti suggerimenti quello di controllare lo stato di lenzuola e coperte «spesso in condizioni inaccettabili», ma anche il rispetto delle norme, non solo igieniche, sul vitto, a cominciare dalla presenza obbligatoria di un agente per vigilare sull’equità della distribuzione dei pasti.
Proprio ieri intanto il vice presidente della commissione attività produttive della Regione Sicilia, Pino Apprendi (Pd), ha fatto chiarezza su una morte nel carcere dell’Ucciardone di Palermo, avvenuta lo scorso 4 agosto, quella del detenuto Dino Naso: «Il detenuto ha accusato un malore alla gola sostenendo di avere le placche, presumibilmente alle 9,30 del mattino e ha così chiesto qualcosa per alleviare il fastidio.
Pare che gli siano state portate una pillola e una bustina. Continua a sentirsi male anche se in maniera lieve e verso le 13 si prepara una camomilla, la situazione degenera intorno alle 15,30 quando inizia la crisi respiratoria. I detenuti chiedono aiuto e viene chiamato il medico che si trovava alla sesta sezione per un altro caso. Alle 16,25 Dino Naso riceve le prime cure in infermeria così come registrato nella cartella clinica, alle 16,57 viene chiamato il 118 che arriva all’Ucciardone alle 17,10. I medici e gli operatori sanitari del 118, dopo avere prestato le prime cure urgenti, ripartono verso l’ospedale alle 17,56. Il detenuto arriva in condizioni gravissime al Buccheri La Ferla alle 18,12» dove poi morirà. Sulla vicenda sono in corso due inchieste, una da parte della magistratura, la seconda da parte dell’amministrazione carceraria. Per Apprendi comunque «è impensabile che in una struttura penitenziaria dove sono reclusi 707 detenuti, ci sia un solo medico di turno impegnato a tamponare le emergenze ed evitare gli imprevisti. Questo si traduce in una mancanza quasi totale di sicurezza per i carcerati, del tutto intollerabile».
Share this: