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Carceri, quell’esercito di minori «presi in carico» dallo Stato

Secondo i dati del Ministero della Giustizia, per quello che riguarda i reati per cui è aperto un procedimento a carico di minorenni o di giovani adulti, il totale si assesta a quota 51.363

C’è un esercito di ragazze e di ragazzi «ospiti dello Stato», ovvero affidati ai servizi della giustizia minorile. Gli ultimi dati raccolti ed elaborati dal ministero della Giustizia sono stati pubblicati lo scorso 17 luglio e il totale di quelli che nel gergo burocratico si chiamano «soggetti presi in carico» fa 13.473, di cui 12.064 maschi e 1.409 femmine. I numeri presi in analisi, comunque, non riguardano solo i minorenni, ma anche i cosiddetti «giovani adulti», cioè fino a 25 anni di età, l’ultimo confine anagrafico prima della giustizia «dei grandi». I presenti nelle strutture residenziali sono comunque molti meno (1.482) e sono divisi in quattro diverse tipologie di strutture: le comunità private (1.062 ospiti), gli istituti penali per minorenni (389), le comunità ministeriali (20) e i centri di prima accoglienza (6). A questi, poi, vanno aggiunti i minori che frequentano i centri diurni polifunzionali, quelli che la sera possono tornare a casa: 197 persone in tutta l’Italia.

«La maggior parte dei minori autori di reato in carico – spiegano dal ministero – è sottoposta a misure da eseguire in area penale esterna. La detenzione, infatti, assume per i minori di età caratteri di residualità, per lasciare spazio a percorsi sanzionatori alternativi. Negli ultimi anni si sta assistendo ad una sempre maggiore applicazione del collocamento in comunità, non solo quale misura cautelare, ma anche nell’ambito di altri provvedimenti giudiziari, per la sua capacità di contemperare le esigenze educative con quelle contenitive di controllo». In sostanza, l’istituzione tende, per quanto possibile, a tenere i più giovani lontani dalle carceri, preferendo forme diverse di custodia. Si tratta di una materia oltremodo complicata, con vari ordini di problemi e tante possibili soluzioni, sempre in bilico tra le onde degli umori di un’opinione pubblica che oscilla tra pulsioni giustizialiste e perdono, senza soluzione di continuità.

Per quello che riguarda i reati per cui è aperto un procedimento a carico di minorenni o di giovani adulti, il totale si assesta a quota 51.363. Ovviamente, il numero è superiore a quello delle persone prese in carico perché ci sono diversi casi di soggetti ai quali sono stati contestati più reati. Oltre a quelli contro il patrimonio e quelli collegati agli stupefacenti (oltre 29mila in totale), i delitti contro la persona sono 13.068. Ad essere maggioritari, in questo senso, sono i reati di lesioni personali volontarie (5.563 casi) e di minaccia (2.038). Da sottolineare, poi, le violenze sessuali (953) e gli atti sessuali con minorenni (971). Sono 3.246 i reati contro lo Stato, le istituzioni e l’ordine pubblico, mentre si risale a quota 3.095 per le contravvenzioni (violazioni delle norme sull’ordine pubblico, armi e codice della strada).

«L’utenza dei Servizi minorili è prevalentemente maschile – sostengono ancora gli autori del report del ministero della Giustizia -. Le ragazze sono soprattutto di nazionalità straniera e provengono da paesi dell’area della ex Jugoslavia e della Romania. La presenza degli stranieri è maggiormente evidente nei servizi residenziali: i dati sulle provenienze evidenziano che negli ultimi anni alle nazionalità più ricorrenti nell’ambito della devianza, quali il Marocco, la Romania, l’ex Jugoslavia, tutt’ora prevalenti, si sono affiancate altre nazionalità, singolarmente poco rilevanti in termini numerici, ma che hanno contribuito a rendere multietnico e più complesso il quadro complessivo dell’utenza».

Mario Di Vito

da il manifesto