A mani alzate davanti al mezzo in marcia, come a piazza Tienanmen. Ancora una volta resistenza passiva pacifica e vincente quella dei presidianti di Celico, ormai al 23mo giorno di protesta in seguito alla legge regionale che in via emergenziale ha disposto il conferimento di rifiuti del Nord della Calabria nel polo tecnologico della Mi.ga a contrada San Nicola, a quasi 1000 metri di altitudine. Pochi minuti dopo le nove è iniziato il terzo tentativo di sgombero dopo quello del 21 febbraio a San Nicola e quello del 8 marzo a Manco Morelli. A guidarlo circa 70 agenti dei carabinieri e della polizia di Stato che, coordinati dai dirigenti della questura di Cosenza, hanno cercato di spostare i circa 40 manifestanti postisi sulla strada a mani alzate, facendo nel contempo avanzare un mezzo colmo di rifiuti verso la sbarra che apre alla strada di ingresso alla struttura privata. I manifestanti cantavano per darsi coraggio mentre il rombo del motore gli si avvicinava, poi le urla e i cori: “Legalità legalità, la Presila paura non ne ha“. A differenza di pochi giorni fa, nessun agente ha indossato il casco ne ha brandito il manganello, ma lo stesso l’operazione di pubblica sicurezza ha creato lunghissimi minuti di tensione nei quali un ragazzo è finito a terra. Lo sgombero a quel punto è stato immediatamente fermato per permettere il soccorso del giovane, che è andato via in barella con l’ambulanza all’ospedale di Cosenza, dove è stato sottoposto ad esami diagnostici per un trauma toracico.
La situazione da allora è andata rapidamente a tranquillizzarsi. Con il vertice in prefettura a Cosenza previsto per le 12 si è preferito non forzare la mano, confidando nell’arrivo di un accordo capace di sbloccare la situazione. Con il passare delle ore il plotone delle forse dell’ordine è stato rimpolpato da un blindato della Guardia di Finanza e altri due camion di rifiuti hanno raggiunto l’area, mentre per la prima volta dall’inizio della protesta la polizia provinciale ha chiesto di spostare le decine e decine di veicoli parcheggiate lungo la strada di accesso, pena salato verbale di contravvenzione. Intanto una delegazione dal capoluogo bruzio guidata da alcuni consiglieri comunali di Cosenza ha prima visitato l’impianto e poi è salito alla sbarra per incontrare i membri del Comitato Ambientale. I toni sono stati distesi così che ognuno potesse spiegare le proprie posizioni senza mediazioni di sorta, in queste settimane rivelatesi spesso irresponsabilmente menzoniere. Come già aveva fatto nei giorni scorsi, il Comitato Ambientale Presilano ha espresso solidarietà alla cittadinanza cosentina per la grave emergenza rifiuti che si trascina da settimane sui marciapiedi del capoluogo, ed ha chiarito ancora una volta di volere esclusivamente che venga rispettata la legge e che nell’impianto con discarica non entri il rifiuto cosiddetto “talquale”- ovvero non trattato preventivamente come richiedono le norme comunitarie ed europee – di nessun paese o città. A sua volta la delegazione bruzia ha spiegato di capire e sostenere le ragioni di protesta in Presila, pur non condividendo appieno i metodi utilizzati. E’ stato spiegato che la situazione di Cosenza non può più rimanere questa, che con la grande fiera di San Giuseppe alle porte la salute pubblica non può rischiare di attendere ancora. Il punto d’incontro è sicuramente individuato nelle responsabilità da additare alla gestione regionale; la proposta cosentina in tal senso è stata quella di organizzare una grande manifestazione congiunta davanti agli uffici regionali ha ottenuto dai presilani un applauso e un bicchiere di vino a suggello.
Ora si attende che l’accordo lo trovi la politica, la giornata ancora in corso in questo senso è stata lunga e campale negli uffici della Prefettura, con molti amministratori e finanche parlamentari riuniti per trovare la soluzione che non hanno trovato in questi 20 giorni. Che non hanno trovato in questi 20 anni.
dawww.mmasciata.it