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Carneficina a Rafah, nessuno dica: “Non sapevo”

A Rafah ci sono mezzo milione di bambini, terrorizzati, che son stati sfollati e hanno trovato l’ultimo rifugio. L’appello delle associazioni umanitarie

di Umberto De Giovannangeli da l’Unità

Rafah, assalto finale. «È Rafah il prossimo centro di gravità di Hamas». Una vasta operazione militare di terra – in stile Gaza City e Khan Yunis – è inevitabile anche nella città più meridionale della Striscia. A parlare è il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, in un briefing con la stampa estera.

E’ solo questione di giorni, forse di ore. Da qui l’accorato appello cofirmato da Ana Alcalde, Segretaria generale ad interim di ActionAid International; Agnès Callamard, Segretaria generale di Amnesty International; Charlotte Slente, Segretaria generale Consiglio Danese per i Rifugiati; Manuel Patrouillard, CEO Handicap International-Humanity & Inclusion ; Amitabh Behar, Direttore esecutivo di Oxfam International Rob Williams, CEO War Child Alliance.

Di seguito alcuni passaggi: “Siamo sconvolti dai terribili sviluppi a Rafah, l’area più popolata di Gaza dove 1,5 milioni di persone si rifugiano come ultima risorsa – oltre mezzo milione di loro sono bambini. Se Israele lancia l’offensiva di terra proposta, altre migliaia di civili verranno uccisi e l’attuale flusso di aiuti umanitari rischia di interrompersi completamente.

Se questo piano militare non verrà fermato immediatamente, le conseguenze saranno catastrofiche. Con danni significativi a oltre il 70% delle infrastrutture civili, molte aree di Gaza sono state ridotte in macerie e sono inabitabili. La maggior parte degli ospedali non funziona o funziona solo parzialmente ed è completamente sovraccarica. C’è poco cibo, acqua pulita, ripari e servizi igienici. Le persone vivono in condizioni disumane, molte delle quali all’aperto.

È incredibile che l’esercito israeliano abbia sfollato con la forza la maggior parte della popolazione dalle proprie case a Rafah – con un numero di persone sei volte superiore rispetto al passato – e poi abbia annunciato piani di attacco. La strategia del governo israeliano di trasferimento forzato sistematico e ripetuto della popolazione civile ha portato allo sfollamento forzato di oltre tre quarti della popolazione, molti dei quali sono rimasti senza un riparo adeguato o una casa dove tornare.

Punire collettivamente i civili negando loro un riparo adeguato, cibo, acqua pulita e altri elementi essenziali per la loro sopravvivenza e ostacolando gli invii di aiuti umanitari destinati ad alleviare la fame può costituire una grave violazione degli obblighi di una potenza occupante ai sensi del Diritto Internazionale Umanitario, costituendo un crimine di guerra.[…].

Oltre 1,5 milioni di persone intrappolate a Rafah non hanno un posto sicuro dove andare e molti sono già stati sfollati più volte. Tutti i presunti spazi sicuri israeliani sono stati compromessi, senza eccezioni, a ulteriore dimostrazione del fatto che a Gaza non c’è mai stato un luogo veramente sicuro.

Il nostro appello per un cessate il fuoco immediato e permanente è più urgente che mai, dal momento che gli incessanti bombardamenti e l’assedio di Israele hanno decimato Gaza e lasciato la popolazione civile palestinese alla fame, alla carestia e alle malattie, ostacolando i tentativi di alleviare le loro sofferenze…”.

“La maggior parte della popolazione sfollata di Gaza, più di 1,3 milioni di persone, è intrappolata a Rafah senza alcuna possibilità di fuga – rimarca Save the Children – Queste famiglie sono ora stipate in un’area di appena 62 kmq, meno di un quinto della superficie totale di Gaza di 365 kmq, già una delle aree più densamente popolate al mondo.[…] Attualmente la maggior parte dei 610.000 bambini sfollati sono intrappolati a Rafah”.

“Gran parte della comunità internazionale finora ha fallito nel tentativo di proteggere i minori. Siamo di fronte ad una grande prova. Rispetteranno il diritto internazionale e il diritto alla vita dei bambini? O rimarranno a guardare mentre le vite e il futuro dei più piccoli vengono decimati?” ha dichiarato Jason Lee, Direttore di Save the Children per i Territori palestinesi occupati. Rafah, perché nessuno possa dire: “Non sapevo”.

 

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