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Il caso Battisti visto dalla Francia. Per il quotidiano Le monde «Salvini vuol vincere con gli anni di piombo»

Per il quotidiano francese Le Monde, il ministro dell’interno vuole cavalcare la questione dei rifugiati politici degli anni ’70 per attaccare la sinistra e Macron

È il dossier avvelenato per eccellenza, quello che nessuno, a Parigi, vorrebbe veder ricomparire. Soprattutto considerando che, dall’estate 2018, le relazioni tra il governo francese e quello italiano sono ai minimi storici.

Ed era inevitabile che le relazioni fossero destinate a peggiorare dopo l’arresto di Cesare Battisti. Alcuni leader italiani hanno infatti espresso la volontà di chiedere l’estradizione di vecchi militanti politici che avevano lasciato il paese tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni 80, in modo da sottrarsi alle condanne per terrorismo. Molte centinaia di fuggitivi, venuti dall’estrema sinistra o dall’estrema destra, sono scappati dal paese, e la maggior parte di loro è ormai fuori dalla portata della giustizia italiana. Riuscire a recuperarne anche solo uno o due sarà già, per il governo Conte, un considerevole successo politico.

E naturalmente il Ministro degli Interni Matteo Salvini, ha immediatamente fatto propria la battaglia per le estradizioni: «Lavoriamo per trovare altri terroristi», ha infatti dichiarato alla stampa, precisando che parlava di «terroristi di tutti i colori: rossi, neri, verdi o bianchi», sottolineando così che la polizia non è solo a caccia dei vecchi militanti di estrema sinistra.

Il giorno dopo, ha precisato il suo pensiero: «Lancio un appello alle autorità francesi, al governo francese e al presidente francese affinché restituiscano all’Italia e alla giustizia italiana coloro che hanno ucciso degli innocenti, così che non finiscano la propria vita a bere champagne sotto la Tour Eiffel ma in prigione, come è giusto che sia».

In realtà, fin da subito è proprio sulla Francia che si sono rivolte le attenzioni delle autorità italiane.

Innanzitutto perché Parigi è stata negli anni ’ 70 e ’ 80 la capitale incontrastata dell’esilio per i militanti di estrema sinistra ricercati dalla giustizia italiana: sono almeno 150 gli ex terroristi arrivati. E poi perché l’attitudine della sinistra francese, accusata negli anni di aver idealizzato i fuggitivi al punto di farne degli eroi romantici, è stata accolta molto negativamente dall’opinione pubblica italiana, a prescindere dall’appartenenza politica.

Nel pieno degli anni 80, Parigi aveva adottato una politica definita “dottrina Mitterand”: la Francia rifiutò l’estradizione di tutti i militanti reclamati in Italia per crimini di natura politica, che non fossero implicati nel «terrorismo reale, attivo, sanguinoso», secondo la definizione dell’ex presidente francese, e che avevano rinunciato alla lotta armata.

La misura, che in un primo momento permetteva di regolare l’uscita di centinaia di persone senza rischiare la creazione di basi terroristichein Francia, conoscerà qualche violazione nei primi anni 2000.

La prima riguarda Paolo Persichetti, che apparteneva a un’altra generazione di attivisti, il quale è stato estradato nell’estate del 2002 in circostanze controverse. La seconda ha riguardato Cesare Battisti, ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo ( PAC), che scapperà dalla Francia per evitare l’estradizione. Nel 2008 è una ex militante delle Brigate Rosse, Marina Petrella, che si trova in stato di arresto con il rischio di essere estradata per aver partecipato a molteplici crimini commessi tra il 1977 e 1982. Ma la procedura verrà fermata all’ultimo momento «per ragioni umanitarie», visto che da tempo Petrella era in sciopero della fame.

Per ora, di fronte all’ipotesi di una prossima riapertura dei dossier, le autorità francesi danno prova di estrema prudenza e dicono di non aver ancora ricevuto nessuna domanda formale.

Dalla cancelleria assicurano che «le domande che saranno ricevute nei prossimi giorni da parte delle autorità italiane saranno oggetto di studio approfondito, caso per caso, così come è stato fatto da una quindicina d’anni».

Allo stesso tempo, ammettono che sono stati avviati una serie di scambi informali tra magistrati, e che «nei prossimi giorni» ci sarà una riunione franco- italiana a Parigi sulla questione.

L’attenzione dei magistrati si concentrerà su quattordici casi segnalati a Parigi, per i quali si tratterà di esaminare in particolare se i fatti non siano prescritti, visto che si tratta di procedimenti che risalgono agli anni ’ 80.

Insomma, l’incontro avrà una natura prevalentemente tecnica e il più lontano possibile dalle interferenze politiche. L’affaire, in ogni caso, si prospetta assai pericoloso. Il ministro dell’Interno Salvini sembra infatti determinato a fare della caccia agli ex militanti di estrema sinistra un cavallo di battaglia della prossima campagna per le elezioni europee: sia contro la sinistra italiana sia contro la Francia di Macron.

Da parte loro, i principali interessati hanno scelto il silenzio. In un’intervista a La Repubblica, la loro avvocata parigina, Irène Terrel, ha dichiarato che spera di non dover affrontare nei prossimi mesi una nuova battaglia giudiziaria.

Denunciando al contempo uno Stato italiano «assetato di vendetta», che nella messa in scena del ritorno di Cesare Battisi ha avuto un «comportamento inaccettabile per delle istituzioni democratiche».

JÉROME GAUTHERET,  SIMON PIEL

* Pubblicato su “Le Monde” del 6 febbraio 2019