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Caso Magherini: «Era inerme, a terra, lo hanno preso a calci»

Le testimonianze delle persone che hanno assistito agli ultimi momenti di vita di Riccardo Magherini, l’ex calciatore morto a Firenze dopo essere stato fermato dai carabinieri

“Visti arri­vare i cara­bi­nieri, e subito dopo che que­sti erano usciti dalle auto, il ragazzo si è but­tato in ginoc­chio rivolto verso i mili­tari dicendo loro “era uno scherzo” “scu­sate”, “non mi fer­mate”, ripe­tendo più volte que­sta frase sem­pre con tono con­ci­tato. Io mi sono accorto che il ragazzo era in qual­che modo ’alte­rato’, se non altro per il tono della voce e per il com­por­ta­mento che stava tenendo».

E’ da poco pas­sata l’1 della notte tra il 2 e il 3 marzo scorso a Borgo San Fre­diano, a Firenze. Dalle fine­stre dei palazzi, ma anche dalla strada, molte per­sone assi­stono a quelli che sono gli ultimi momenti di vita di Ric­cardo Maghe­rini, il qua­ran­tenne, ex cal­cia­tore della Fio­ren­tina morto dopo essere stato fer­mato dai cara­bi­nieri. Decine di testi­mo­nianze rac­colte dall’avvocato Luca Bis­sori, legale della fami­glia Maghe­rini in seguito sosti­tuito dall’avvocato Fabio Anselmo, che ora entrano nell’inchiesta della pro­cura fio­ren­tina e che descri­vono il com­por­ta­mento dei mili­tari. «Ric­cardo risulta essere stato immo­bi­liz­zato con un uso della forza non pre­vi­sto nelle tec­ni­che delle forze dell’ordine» è scritto nella denun­cia pre­sen­tata al tri­bu­nale di Firenze da Guido e Andrea Maghe­rini, il padre e il fra­tello dell’ex calciatore.

Quella notte Maghe­rini si tro­vava in un forte stato con­fu­sio­nale. Dopo aver pas­sato la serata con alcuni amici, aveva girato per le strade del quar­tiere urlando frasi scon­nesse. Rac­conta un testi­mone: «Gri­dava frasi del tipo: “Mi vogliono ammaz­zare!” “Chia­mate la poli­zia” “Sono un bravo ragazzo, sono un padre di fami­glia”». E’ agi­tato, ma non peri­co­loso, come con­cor­dano tutti i rac­conti. Quando arri­vano, prima un pat­tu­glia poi un’altra, i cara­bi­nieri cer­cano di immo­bi­liz­zarlo. Maghe­rini si agita, non vuole essere fer­mato. «Dopo pochi minuti — pro­se­gue il testi­mone — i cara­bi­nieri sono riu­sciti a met­terlo in ginoc­chio: uno di loro lo teneva per il collo, un altro gli aveva preso le mani tenen­dole die­tro la schiena». L’ex cal­cia­tore si agita, muove le brac­cia non per col­pire i mili­tari, ma solo per libe­rarsi da quella stretta e riu­scire ad andare via. In que­sti momenti col­pi­sce al volto un cara­bi­niere con una manetta. Poi viene bloc­cato. «In que­sto momento lo hanno immo­bi­liz­zato — pro­se­gue sem­pre il testi­mone -, men­tre uno dei cara­bi­nieri con­ti­nuava a tenerlo alla testa, credo già in quel momento ponen­do­gli un ginoc­chio sul collo».

L’operazione potrebbe finire qui, con Maghe­rini ormai reso inno­cuo e steso a terra. E invece, stando al rac­conto dei testi­moni, non è così. «Ho visto che un cara­bi­niere con i capelli rasati dava alla per­sona fer­mata almeno 5 o 6 calci, col­pen­dolo con il piede destro all’altezza dell’addome. Non saprei dire quanta vio­lenza o ener­gia ci fosse in que­sti colpi, di cui però ho avver­tito il rumore», pro­se­gue il teste. Un altro testi­mone spe­ci­fica: «I calci non mi hanno col­pito per la loro vio­lenza ma più per la loro evi­dente inu­ti­lità (per­ché il ragazzo era immo­bi­liz­zato) ma per­ché era calci a “bul­letto”, “ven­di­ca­tivi”, cioè dati come chi pensa “ti ho messo a terra”. Sicu­ra­mente si è trat­tato di calci del tutto inutili».

Così come inu­tile è il trat­ta­mento a cui Maghe­rini viene sot­to­po­sto una volta a terra: «Gli erano pra­ti­ca­mente sopra tutti e quat­tro i cara­bi­nieri, in que­ste posi­zioni: uno gli stava sulle gambe, pre­men­do­gli con i piedi sopra le gambe all’altezza tra il pol­pac­cio e il resto del ginoc­chio; due gli sta­vano sulla schiena, e lo tene­vano fermo a terra pre­men­do­gli le ginoc­chia e le mani sopra la schiena e tenen­do­gli ferme le brac­cia: il quarto, il più anziano, gli teneva la testa pre­muta con­tro l’asfalto, pro­ba­bil­mente sem­pre di lato… e con il ginoc­chio sul collo. Que­sta posi­zione è durata abba­stanza, a me è sem­brata un’eternità… pra­ti­ca­mente fino all’arrivo dell’ambulanza».

Il modo in cui i cara­bi­nieri agi­scono suscita la rea­zione di nume­rose per­sone. C’é che grida dalla fine­stra di smet­terla e di chia­mare un’ambulanza, chi chiede che Maghe­rini non venga più preso a calci: «Avendo visti i calci, gli ho gri­dato “piano, dovete fare piano” ed anche altre per­sone hanno gri­dato cose simili», rac­conta un altro testi­mone. Una rea­zione a cui, pro­se­guono le testi­mo­nianze, un cara­bi­niere rea­gi­scee rispon­dendo «fatevi i cazzi vostri» prima che «il più anziano» ordi­nasse di «pren­dere i docu­menti» a chi protestava.

Nella denun­cia pre­sen­tata in tri­bu­nale, la fami­glia chiede ora che i cara­bi­nieri ven­gano inda­gati per omi­ci­dio pre­te­rin­ten­zio­nale, men­tre chi ha pre­stato i soc­corsi per omi­ci­dio col­poso. «Emer­gono ancora — com­menta invece il sena­tore pd Luigi Man­coni, che sul caso Maghe­rini ha chie­sto l’intervento del mini­stro della Giu­sti­zia — la peri­co­lo­sità dei metodi con cui si attuano i fermi di poli­zia e il ricorso a una a moda­lità di con­trollo della per­sona che può por­tare, come già spesso acca­duto, alla morte del fer­mato, pro­vo­can­done l’asfissia».

da il manifesto