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Caso Uva, polemiche sul processo

Nuova puntata del caso Uva, giunto alla seconda udienza davanti al tribunale di Varese. In aula anche domani saranno presenti Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, e Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi. Le due donne sostengono con passione la battaglia di Lucia Uva, sorella di Giuseppe, morto nel giugno del 2008 all’ospedale di Varese, dopo il fermo in via Dandolo e l’interrogatorio nella caserma dei carabinieri. E oggi (venerdì 29 aprile), le tre donne hanno tenuto una conferenza stampa, alla Coopuf di via De Cristoforis, per tenere alta l’attenzione della società civile su questa vicenda. La conferenza stampa è stata realizzata con l’appoggio del comitato provinciale dell’Arci di Varese e dell’associazione “Antigone Lombardia”, con la presidente regionale Alessandra Naldi. Secondo quest’ultima è necessario «rompere il velo di silenzio intorno al caso e fare sì che l’opinione pubblica vigili sulla vicenda». Patrizia Moretti è stata la prima ad affrontare il dolore della morte e del silenzio della giustizia, ma per il decesso del figlio, a Ferrara, c’è già stata una sentenza di primo grado:«Siamo contro la violenza – ha tuttavia ricordato a scanso di equivoci – e pertanto ci sentiamo anche vicine ai familiari dei carabinieri picchiati a Grosseto. Su questo caso, invece, devo dire che ci sentiamo vicine a Lucia Uva, che non ha avuto ancora una vera giustizia e che, devo dire, è stata anche trattata in maniera ostile alla scorsa udienza, quando il pm ha chiesto di farla uscire dall’aula. Ci è sembrata una decisione un po’ crudele».
Ilaria Cucchi è d’accordo:«Noi familiari, in aula, riviviamo ogni volta un grande dolore. E’ accaduto anche a me, ieri, al processo di Roma per la morte di mio fratello. E’ per questo che non capisco come mai vi sia questa ostilità, in aula, verso Lucia. Ci vuole più umanità».
Il dialogo delle donne chiamate da Antigone è stata appassionato e a tratti commovente. Sono persone molto sensibili e che stanno affrontando i processi andando a sostenere l’una le altre.
Ma se da un alto la coscienza civile e la forza di queste donne suscita ammirazione, dall’altro vi è il risvolto giudiziario che vede Lucia Uva in una posizione davvero polemica nei confronti del pm Agostino Abate, a cui i giudici non hanno mai contestato nulla. La donna lo ha criticato nuovamente con una lettera dai toni molti accesi: «Se davvero pensa che io abbia manomesso il cadavere di mio fratello mi deve denunciare» ha anche detto durante il suo intervento. C’è davvero un muro di incomprensione e rancore che si è levato verso la procura. Ma Lucia è una persone semplice e di cuore e ha sentito nei suoi confronti molta asprezza che la fa soffrire profondamente. Sono sentimenti che vanno oltre il lavoro dei pm ed é da questi presupposti che si deve partire per capire come mai il processo che vede imputati tre medici, stia suscitando polemiche.
fonte: Varese News