Squadre speciali sono piombate nell’abitazione in Val Susa di Emilio Scalzo, che torna in carcere in attesa dell’estradizione verso la Francia. È accusato di solidarietà con i migranti
di Chiara Sasso
Ore 13, 20 mercoledì 1 dicembre 2021. Statale 24 Susa-Torino bloccata con blindato di polizia. Statale 24 Torino-Susa bloccata con blindato di polizia. Via Trattenero bloccata con blindato di polizia. Altre strade secondarie che permettevano di arrivare nei pressi della casa di Emilio Scalzo bloccate da reparti di polizia. La moglie Marinella ed Emilio hanno sentito suonare alla porta, tempo zero e dalla finestra hanno visto piovere dal cielo squadre speciali che hanno scavalcato il recinto bianco del piccolo prato e piombare nell’abitazione. “Sembravano i Ros per l’arresto di Toto Riina”.
Più la polizia cresceva nel bloccare le strade più la gente usciva di casa e correva verso la casa di Emilio. Nessuna divisa, nessun arresto potrò mai modificare la carta di identità che Emilio ha impresso addosso: persona per bene, generosa. Un ragazzo che ha avuto una vita complicata e ha saputo tenersi fuori dai guai dei suoi fratelli. Unico su nove. Sempre a testa alta. “Non avevo concezione di politica. Il mio obiettivo era semplicemente star fuori dai casini dei miei fratelli e combattere la malavita per come potevo”. Una vita di lavoro sui mercati di tutta la valle dove si è fatto conoscere dal mondo. “Mai preso neppure una multa”, non poteva sgarrare consapevole del cognome pesante Scalzo.
Pare sia il destino di Emilio quello di dover dimostrare molto di più degli altri perché eternamente monitorato. Ironia della sorte anche in questa occasione non “paga” l’annullamento degli arresti domiciliari per un suo comportamento diretto ma per quello che altri avrebbero potuto fare (condizionale). La procura generale di Torino infatti ha richiesto alla Corte di appello la modifica delle misure cautelari e il nuovo trasferimento in carcere perché vicino a casa sua c’erano gruppi di persone che avrebbero potuto intralciare e ritardare la consegna di Emilio. Un fatto gravissimo che ha dell’incredibile. Certo, tante persone in questi giorni si sono date il cambio per essere presenti e vicini alla famiglia di Emilio, farne sentire l’affetto e la vicinanza nonostante il tempo freddo e inclemente si sono abbrustolite castagne e si è rinforzato il legame di comunità che qui non è solo una parola ma un concetto profondo anche se a volte faticoso. Poche ore prima dell’arresto verso mezzogiorno era passato a salutarlo anche Zerocalcare.
Dalla casa di Emilio Scalzo si può vedere il Parco dell’Orsiera Rocciavrè, il Rocciamelone e i Tre Denti in lontananza il Niblea che preannuncia la Francia. Alzando gli occhi al cielo venerdì 26 novembre non si sono viste le saette colorate dell’Italia e della Francia che sancivano il Trattato del Quirinale, un patto per ′′favorire e accelerare il processo di integrazione europea”, come ha spiegato Mario Draghi, senza sapere che in valle di Susa il processo di integrazione da mesi si sta attuando con l’accoglienza dei migranti che da Trieste arrivano fino qui. Saette colorate nei cielo giochi di equilibrismo che comunque non facevano ben sperare quello che la Cassazione avrebbe risposto sulla richiesta di negazione all’estradizione per Emilio. La risposta è arrivata di sera ed era negativa estradizione assicurata. Era stata organizzata una polentata davanti a casa sua con tutte le intenzioni di fare una cosa buona e giusta con farina chilometro zero non si poteva immaginare che il tutto sarebbe stato considerato come un probabile ipotetico futuro reato.
da Comune-Info