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Cesare Battisti sepolto vivo in cella

Respinta istanza di trasferimento da Rossano: “Isolato da 27 mesi, carcere tabù anche per i preti”. L’ex appartenente ai Proletari Armati per il comunismo ha iniziato lo sciopero della fame.

Cesare Battisti, detenuto da quasi un anno in regime di alta sicurezza, non merita il trasferimento dal carcere di Rossano Calabro a un altro istituto di pena. L’istanza presentata dai suoi legali, Gianfranco Sollai e Davide Steccanella, è stata rigettata nei giorni scorsi secondo quanto appreso dall’AdnKronos. L’ex militante dei Pac, condannato all’ergastolo, ha quindi iniziato uno sciopero della fame e interrotto le terapie cui si sottopone per problemi di salute.

In una lettera-appello inviata tramite gli avvocati, Battisti contesta le tesi del Dap che hanno respinto il ricorso, ovvero che il regime AS2 di alta sicurezza sia comunque un percorso teso alla rieducazione e al reinserimento del condannato.

Non è così per Battisti. “L’AS2 di Rossano – scrive l’ex membro dei Pac – una tomba, lo sanno tutti. È l’unico reparto sprovvisto persino di mattonelle e servizi igienici decenti, dove nessun operatore sociale mette piede. Il famigerato portone ‘Antro Isis’ è tabù perfino per il cappellano, che finora ha regolarmente ignorato le mie richieste di colloquio. Qui tutto è predisposto per tenere a bada dei ferventi musulmani, ai quali, se pure in condizioni esecrabili, è stato concesso il diritto di pregare insieme”, denuncia Battisti.

Nella lettera quindi Battisti ammette di aver riposto “speranze” nell’ultima istanza poi bocciata dal Dap, immaginando che “dopo oltre due anni in condizioni estreme, le autorità non infierissero oltre, considerata la mia età e il mio precario stato di salute. Ma anche e soprattutto per aver mostrato grande disponibilità alla riconciliazione con quei settori della società che più hanno sofferto le conseguenze della lotta armata degli anni ’70, con particolare riferimento alle famiglie delle vittime”.

Invece il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per l’ex Pac non ha tenuto conto del “grande disagio dovuto alla distanza che separa il condannato dai suoi affetti”, dimenticando l’aspetto riabilitativo e recuperatorio della pena previsto dalla Costituzione. Così Battisti resta a Rossano “l’unico detenuto non legato al terrorismo islamico”, costretto all’isolamento da 27 mesi, “dei quali gli ultimi otto senza mai espormi alla luce solare diretta”.

Quindi l’accusa al Dap e al suo ignorare la sentenza Corte d’Assise d’Appello di Milano, confermata in Cassazione nel novembre 2019, la quale stabilisce lo stesso Battisti debba scontare la pena in un carcere con regime ordinario. “In nessun caso il reparto di Alta Sicurezza di Rossano potrebbe garantire un trattamento ordinario, giacché non è questa la sua funzione”, denuncia Battisti.

da il Riformista