Chiaiano è militarizzata: sabato le cariche della polizia, oggi un arresto
- settembre 30, 2008
- in lotte sociali
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Dopo le cariche della polizia dello scorso sabato contro il corteo pacifico del «Jatevenne day» oggi un’altra aggressione agli abitanti di Chiaiano che intorno alle 13 hanno cercato di bloccare la marcia di cinque mezzi pesanti dell’esercito diretti nella cava carichi di pietrisco. I manifestanti, un centinaio, andavano a passo lento, una tattica usata per rallentarne i mezzi. Dopo una ventina di minuti hanno lasciato il passo libero ai camion che si sono diretti in via cupa dei cani, verso la cava. «È stato allora che improvvisamente hanno arresto Mauro Bertini [ex sindaco di Marano ndr.] – racconta Santolo che stamattina era lì – un esponente di rilievo del Presidio permanente di Chiaiano e Marano. La polizia era schierata in assetto antisommossa senza alcun motivo, i manifestanti erano disarmati e c’erano molti anziani». Bertini ora si trova nel commissariato di Scampia in stato di fermo.
Per l’apertura della discarica i tempi si allungano. Se, in prima ipotesi, la data di messa in funzione del primo lotto era prevista per mercoledì 8 ottobre, ora anche il sottosegretario all’emergenza rifiuti, Guido Bertolaso, tentenna. Forse la fine del mese prossimo, forse tra quattro mesi scrive «Il mattino». Bertolaso poi rincara la dose e, dai microfoni di Radio 24, dice «quelli che protestano sono quelli che quando ero commissario straordinario durante il governo Prodi mi impedirono di risolvere il problema». A lui risponde Monica Frassoni, presidente del gruppo parlamentare dei Verdi europei, «Le accuse di Bertolaso sono del tutto fuori luogo. Farebbe meglio a trovare risposte agli interrogativi sollevati dall’Unione Europea sulla sua gestione dell’emergenza rifiuti aperta da circa un anno e che a tutt’oggi non è affatto chiusa – dice – Infine, il sottosegretario, anziché attaccare gli ambientalisti, spieghi bene che il governo Berlusconi non sta facendo nulla per affrontare nell’unico modo serio il problema rifiuti. Infatti, è solo attraverso la riduzione della massa dei rifiuti e la raccolta differenziata che si può parlare di superamento dell’emergenza». Ma l’emergenza per il governo si risolve schierando l’esercito che ieri ha anche occupato l’altopiano del Formicoso, in Irpinia. Anche qui inizieranno i «rilievi tecnici», le analisi e sarà istituito un comitato di esperti per verificare la possibilità che il territorio possa ospitare uno «sversatoio» [il terzo dopo quello di Ariano Irpino e Savignano] con una capienza tra gli 800 e i 1000 metri cubi di «tal quale», cioé rifiuto urbano solido indifferenziato. La scena si ripete. Così dopo mesi di battaglia oggi quindici sindaci dell’Alta Irpinia si sono incatenati davanti a palazzo Chigi in attesa che qualcuno spieghi quale sarà il futuro della loro terra e dei cittadini. «Non protestiamo per la discarica ma per le tre discariche. Non è possibile che si è deciso di realizzare una terza discarica sullo stesso territorio, a poca distanza dalle altre. Berlusconi – dicono i sindaci – ha deciso di fare dell’Alta Irpinia la pattumiera d’Italia».
E oggi un altro sindaco, quello di Marano, Salvatore Perrotta, ha visto ancora una volta negato l’accesso dei suoi tecnici nella ex cava. Perrotta però non si arrende e ha annunciato la sua «contromossa»: nominerà assessori con delega al «No alla discarica» ed alla «Tutela del territorio del Parco delle Colline» i geologi Franco Ortolani e Giovan Battista de Medici «in modo che possano acquisire lo status di rappresentanti istituzionali ed entrare con me nella cava. Se anche così ci negheranno l’accesso vorrà dire che davvero siamo in deficit di democrazia», ha commentato il sindaco.
Per l’apertura della discarica i tempi si allungano. Se, in prima ipotesi, la data di messa in funzione del primo lotto era prevista per mercoledì 8 ottobre, ora anche il sottosegretario all’emergenza rifiuti, Guido Bertolaso, tentenna. Forse la fine del mese prossimo, forse tra quattro mesi scrive «Il mattino». Bertolaso poi rincara la dose e, dai microfoni di Radio 24, dice «quelli che protestano sono quelli che quando ero commissario straordinario durante il governo Prodi mi impedirono di risolvere il problema». A lui risponde Monica Frassoni, presidente del gruppo parlamentare dei Verdi europei, «Le accuse di Bertolaso sono del tutto fuori luogo. Farebbe meglio a trovare risposte agli interrogativi sollevati dall’Unione Europea sulla sua gestione dell’emergenza rifiuti aperta da circa un anno e che a tutt’oggi non è affatto chiusa – dice – Infine, il sottosegretario, anziché attaccare gli ambientalisti, spieghi bene che il governo Berlusconi non sta facendo nulla per affrontare nell’unico modo serio il problema rifiuti. Infatti, è solo attraverso la riduzione della massa dei rifiuti e la raccolta differenziata che si può parlare di superamento dell’emergenza». Ma l’emergenza per il governo si risolve schierando l’esercito che ieri ha anche occupato l’altopiano del Formicoso, in Irpinia. Anche qui inizieranno i «rilievi tecnici», le analisi e sarà istituito un comitato di esperti per verificare la possibilità che il territorio possa ospitare uno «sversatoio» [il terzo dopo quello di Ariano Irpino e Savignano] con una capienza tra gli 800 e i 1000 metri cubi di «tal quale», cioé rifiuto urbano solido indifferenziato. La scena si ripete. Così dopo mesi di battaglia oggi quindici sindaci dell’Alta Irpinia si sono incatenati davanti a palazzo Chigi in attesa che qualcuno spieghi quale sarà il futuro della loro terra e dei cittadini. «Non protestiamo per la discarica ma per le tre discariche. Non è possibile che si è deciso di realizzare una terza discarica sullo stesso territorio, a poca distanza dalle altre. Berlusconi – dicono i sindaci – ha deciso di fare dell’Alta Irpinia la pattumiera d’Italia».
E oggi un altro sindaco, quello di Marano, Salvatore Perrotta, ha visto ancora una volta negato l’accesso dei suoi tecnici nella ex cava. Perrotta però non si arrende e ha annunciato la sua «contromossa»: nominerà assessori con delega al «No alla discarica» ed alla «Tutela del territorio del Parco delle Colline» i geologi Franco Ortolani e Giovan Battista de Medici «in modo che possano acquisire lo status di rappresentanti istituzionali ed entrare con me nella cava. Se anche così ci negheranno l’accesso vorrà dire che davvero siamo in deficit di democrazia», ha commentato il sindaco.
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