Omid Firouzi oggi ha 27 anni, ha da poco vinto un dottorato di ricerca. Ieri il tribunale lo ha condannato a 11 mesi per il reato di danneggiamento. La procura aveva chiesto 6 anni e otto mesi. Fa parte di quel gruppo di 14 imputati che, con la sentenza di ieri, ha visto derubricato il reato di devastazione e saccheggio e anche quello di resistenza. La carica da cui nacquero i disordini è stata considerata arbitraria e illegittima. Nato e cresciuto in Iran, dove ha vissuto fino all’età di undici anni, si è poi trasferito a Padova. Nel 2001 era a Genova, portavoce del collettivo Scienze politiche della città veneta. Al Carlini, poi in corteo, in via Tolemaide. La decisione del tribunale di Genova, per lui come per altri imputati, ha significato una boccata d’ossigeno.
Innanzitutto, seppure a caldo, un commento sulla sentenza nel suo complesso.
E’ molto difficile fare una valutazione così a caldo. Penso agli anni che hanno preceduto questa sentenza: c’è stata una cornice di criminalizzazione durata fin dai primi giorni post-G8. Io oggi sento di avere uno spirito molto forte, dopo che per un anno intero ho subito misure cautelari, giustificate da una mia presunta pericolosità sociale.
A qualcuno è andata decisamente peggio.
C’è stato un processo grave di criminalizzazione, un tentativo di condanne preventive rispetto a un fenomeno sociale e politico, riconducibile a un desiderio di cambiamento. Le condanne pesanti confermano un clima generale di preoccupazione per gli spazi democratici del paese. Ogni richiesta di cambiamento sociale e di diritti viene ricondotta solo a questioni di ordine pubblico.
20 luglio 2001, la carica in via Tolemaide.
Ero al Carlini ed ero uno dei referenti del collettivo di Scienze politiche di Padova. Quando avvenne la carica ero alla testa del corteo. Nessuno se l’aspettava perché il corteo era autorizzato: dopo l’attacco dei carabinieri io ero rimasto sganciato dal corteo, insieme ad altri. Per un’ora non abbiamo fatto altro che difenderci e provare a ritornare a manifestare. Volevamo solo quello.
Sei anni dopo il G8 è una ferita ancora aperta.
Continuiamo a vedere il G8 come una macchia enorme della cosiddetta democrazia in Italia. E’ stata creata una una cornice triste e vergognosa: oggi qualsiasi movimento, siano rom, immigrati, studenti, viene ridotto a una dimensione penale. A Genova iniziò un processo di criminalizzazione delle lotte sociali che non pare essere ancora terminato e che sembra confermato dalle politiche securitarie che stanno andando avanti. Genova è stata la punta massima di questo processo. Queste condanne e il clima generale che si respira dovrebbero continuare a far preoccupare ognuno di noi per gli spazi di democrazia. Per fare un esempio più attuale: siamo reduci da un’occupazione a Padova finita con uno sgombero e una carica della polizia. Per la prima volta abbiamo deciso di fare un esposto contro la questura padovana.
Dai 6 anni e passa chiesti dalla procura a 11 mesi, che valutazione fai, oggi?Ringrazio gli avvocati e tutti coloro che in questi anni, nel silenzio generale, hanno fatto un lavoro immenso, spesso gratuito, che ha dimostrato l’illegittimità di quella carica: non esiste violenza, esiste un corteo autorizzato che fu caricato, c’era un movimento che chiedeva un altro mondo possibile, non dei criminali. La richiesta di trasmissione degli atti dei poliziotti e dei carabinieri responsabili di quella carica lo confermano.
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