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Ciao Arnaldo…. e grazie!

E’ morto Arnaldo Cestaro, un Davide proletario contro il Golia bipartizan del G8. Arnaldo Cestaro, violentato alla Diaz non ha mollato mai. Grazie a lui che l’Italia è stata condannata per tortura dalla Corte Europea per i Diritti Umani  

Arnaldo Cestaro era nato ad Agugliaro, in provincia di Vicenza, l’11 maggio del 1939. Nell’estate del 2001, era a Genova con i compagni delle sezioni di Rifondazione Comunista di Vicenza e di Montecchio Maggiore. Arrivato nel capoluogo, il 21 luglio partecipa alla manifestazione pacifiche della mattinata e, verso sera, decide di trascorrere la notte in città ma, non conoscendola, chiede consiglio ad una signora che lo accompagna alla scuola Diaz.

Quella notte nella scuola Diaz Cestaro entra nell’edificio e cerca un posto dove trascorrere la notte. Si sistema proprio a ridosso della porta d’entrata, sul pavimento in legno della palestra. Esce a mangiare un boccone e poi rientra, stanco e provato dalla giornata. Si addormenta quasi subito ma poco prima della mezzanotte sente un rumore infernale e pochi istanti dopo la porta di ingresso viene sfondata. Subito si rende conto che i è la Polizia, responsabile di una spedizione punitiva di una violenza inaudita.

Arnaldo cerca di difendersi dai manganelli, grida che è un anziano, una persona pacifica. E’ lui l’uomo con i capelli bianchi citato dal vice questore Michelangelo Fournier nella deposizione davanti ai giudici, durante il processo per i fatti della Diaz.

Al processo Fournier definì quell’irruzione una “macelleria messicana” e raccontò ai magistrati di aver urlato “basta!” ai poliziotti che stavano picchiando un uomo anziano. Quell’uomo anziano, Arnaldo Cestaro, quella notte venne portato in ospedale con dieci costole rotte, un braccio e una gamba rotte, la testa piena di ematomi e il corpo pieno di lividi. –

Arnaldo Cestaro era una persona buona e determinata, portatore di un antifascismo popolare e spontaneo, tipico di chi ha conosciuto la fatica e le ingiustizie della condizione umana.

Grazie alla sua battaglia legale è riuscito a dimostrare presso la corte di giustizia europea che la polizia italiana ha praticato torture nel contesto della repressione violenta alle contestazioni contro il G8 di Genova. Ciao Arnaldo, resti vivo nelle lotte.

Ecco cosa cosa ci raccontava qualche anno fa:

Mi chiamo Arnaldo Cestaro, sono nato nel lontano 1939 e mi conoscono come “il nonnino” che ha fatto condannare l’Italia per Tortura.

Il ricordo e le conseguenze di quella mattanza non sono mai più scomparse. Avevo 61 anni quando partii con i miei compagni per Genova contro il G8, e mi fermai a dormire alla scuola Diaz, il giorno dopo avevo promesso ad un’amica che avrei portato dei fiori sulla tomba della figlia.

Quei fiori non li ho portati più, perché durante la notte sono stato pestato a sangue dalla polizia e sono finito in ospedale con dieci costole, un braccio e una gamba rotti, la testa piena di ematomi e il corpo pieno di lividi. Solo grazie ai compagni di Vicenza che mi hanno cercato in lungo e largo non sono finito a Bolzaneto, perché dall’ospedale volevano trasferirmi li.

Non ho più smesso di indossare il fazzoletto rosso che avevo al collo quella notte, e da allora sono sempre tornato a Genova, ogni anno in piazza Alimonda per ricordare Carlo Giuliani.

Ho fatto ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo per essere riconosciuto come vittima di tortura, e a distanza di 14 anni HO VINTO: sono uno dei primi promotori della Legge sulla tortura.

Mi sono sempre impegnato nel mondo ambientalista e pacifista, sono un No Dal Molin, un No Muos, un No Pedemontana, un No Tav e un No Valdastico Sud che nel mio paese ha fatto un sacco di danni ed è stata la peggior espressione della mafia.

Pago per il mio impegno politico da una vita e sopravvivo con una pensione minima

 

CIAO ARNALDO E GRAZIE PER TUTTO IL TUO IMPEGNO E PASSIONE

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