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Cinque compagni di Lorenzo “Orso” rischiano 2 anni di sorveglianza speciale

Lunedi 25 marzo il tribunale di Torino deciderà sulla richiesta del Pm di applicare le misure cautelari

Lorenzo Orsetti, il combattente italiano delle Ypg ucciso lunedì dall’Isis in Siria, viene giustamente celebrato da tutti gli organi di informazione e istituzionali. Ma se fosse ritornato vivo in Italia, cosa gli sarebbe accaduto? Questo purtroppo non lo potremo sapere mai, ma sappiamo che cinque ex combattenti italiani, una volta ritornati in Italia si sono ritrovati a far i conti con la richiesta da parte della Procura di Torino per l’applicazione della sorveglianza speciale per due anni con divieto di dimora nel capoluogo piemontese, in quanto ritenuti socialmente pericolosi.

Lo scorso 3 gennaio infatti Jacopo Bindi, Davide Grasso, Fabrizio Maniero, Paolo Andolina e Maria Edgarda Marcucci hanno ricevuto un annuncio dalla Digos con il quale venivano a conoscenza che la pm Emanuela Pedrotta ha chiesto l’applicazione di tali misure. In passato sono andati, in tempi diversi, in Siria per unirsi alle Ypg, le “Unità di milizia popolare” curde che combattono, fra l’altro, contro l’Isis. Tutti e cinque sono ritenuti “socialmente pericolosi” dalla procura di Torino: secondo gli inquirenti i ragazzi, unendosi ai curdi impegnati nella guerra contro Daesh, avrebbero imparato ad usare le armi. La richiesta delle misure di prevenzione da parte della Procura è stata motivata dall’ «impedire che possano utilizzare le loro conoscenze in materia di armi e di strategie militari per indottrinare altri militanti d’area e commettere delitti contro la persona con più gravi conseguenze», dato che tutti «si sono arruolati in un’organizzazione paramilitare».

L’applicazione viene giustificata dal fatto che tutte e cinque i ragazzi provengono dall’area No Tav e quindi hanno trovato il collegamento ( politico) tra l’attivismo in Italia e la partecipazione alla rivoluzione in Siria del nord. L’udienza che avrebbe dovuto decidere in merito alla richiesta della pm Pedrotta era prevista per il 23 gennaio scorso, ma è stata rinviata per lunedì prossimo. Forse l’ultima, ma non trattandosi di un processo ( non c’è reato e dunque non c’è sentenza), la decisione del Tribunale sarà notificata entro i 10 giorni successivi ai cinque giovani. La sorveglianza speciale prevede, tra le altre restrizioni, divieto di dimora nel comune, revoca di patente e del passaporto, divieto a partecipare a riunioni pubbliche o assemblee. Una misura, ereditata dal codice Rocco, che viene applicata nonostante non ci sono reati. E infatti, partecipare con i combattenti turchi, non vuole dire essere dei Foreign Fighters. Quest’ultimi sono coloro che, pur non appartenendo geograficamente ai paesi nei quali è nato il Califfato, decidono di affiliarsi allo Stato Islamico abbracciandone ideologie e metodi di combattimento a promessa di una vita migliore in uno stato che promette giustizia sociale e benessere. Invece, combattere assieme ai curdi delle Ypg, vuol dire liberare le zone dall’Isis dove, tra l’altro, ci ANDATI, IN TEMPI DIVERSI, IN SIRIA PER UNIRSI ALLE YPG CURDE CHE COMBATTONO L’ISIS, SONO RITENUTI “SOCIALMENTE PERICOLOSI” sono canali attraverso i quali entrano tutti i foreigh fighters da tutto il mondo.

Le Ypg sono considerate un’organizzazione terroristica solo dalla Turchia, e non c’è nessuna legge italiana che impedisca a qualcuno di unirsi volontariamente e, da sottolineare, gratuitamente, a un movimento senza finalità terroristiche. A chi si unisce alle Ypg viene infatti pagato al massimo il biglietto aereo di sola andata.

Numerose, ora, sono le iniziative per ricordare l’anarchico Lorenzo Orsetti, nome di battaglia Tekoser, ucciso in un’imboscata durante la battaglia di Teghuz, roccaforte dell’Isis poi liberata. Iniziative che culmineranno nella manifestazione di lunedì prossimo davanti al tribunale di Torino dove si deciderà della sorte dei cinque ragazzi che rischiano di diventare dei sorvegliati speciali.

Damiano Aliprandi

da il dubbio