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Cinzia Dal Pino l’eroina di xenofobi e giustizieri fai da te

L’imprenditrice 65enne Cinzia Dal Pino, responsabile dell’investimento mortale del 52enne Nourdine Naziki a Viareggio, è diventata una sorta di eroina della «legittima difesa» sui social network. In realtà non è per nulla un caso di «legittima difesa», ma un caso di omicidio

di Leonardo Bianchi da Facta News

Negli ultimi giorni, l’imprenditrice Cinzia Dal Pino – accusata di aver investito a morte Nourdine Naziki (erroneamente identificato come Said Malkoun in un primo momento) a Viareggio – è diventata una sorta di eroina della «legittima difesa» sui social network, dove svariati utenti hanno promosso l’hashtag #IoStoConCinzia o scritto che «ha fatto bene» a uccidere una persona.

I fatti si riferiscono alla notte tra l’8 e il 9 settembre del 2024. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, la donna di 65 anni – titolare di uno stabilimento balneare in Versilia – era stata a cena con amici in un ristorante. Intorno alle 23 era andata verso il suo suv Mercedes, ma appena salita in auto è stata derubata della borsa da Naziki, un 52enne senza fissa dimora originario del Marocco.

Come si vede dalla registrazione delle telecamere di sorveglianza diffuse anche dalla stampa, poco dopo il furto Dal Pino ha inseguito Naziki e dopo appena 200 metri l’ha investito schiacciandolo contro una vetrina, per poi passargli sopra altre tre volte.

Mentre l’uomo si trovava gravemente ferito a terra, la donna ha recuperato la borsa ed è andata via senza chiamare i soccorsi. Secondo vari articoli, dopo l’investimento Dal Pino sarebbe addirittura rientrata nel ristorante per restituire un ombrello che aveva preso in prestito.

Ad accorgersi del corpo di Naziki è stata una coppia che passava per la via: quando l’uomo è arrivato in ospedale era già in arresto cardiaco, e per lui non c’è stato nulla da fare.

L’imprenditrice è stata arrestata lunedì 9 settembre. Agli agenti di polizia ha raccontato che «quell’uomo mi ha minacciata con un coltello» dicendo «lasciala [la borsa] o ti ammazzo»; tuttavia, sul corpo di Naziki non è stata trovata alcuna arma da taglio. La donna ha poi aggiunto che «non volevo uccidere, volevo solo recuperare la mia borsa che conteneva le chiavi di casa e i documenti, avevo paura che quell’uomo potesse arrivare alla mia abitazione».

Il 12 settembre, al termine dell’udienza di convalida, il giudice per le indagini preliminari ha disposto la misura degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. L’accusa formalizzata è quella di omicidio volontario. Il legale di Dal Pino ha invece fatto sapere che sosterrà l’omicidio preterintenzionale, quando cioè l’atto omicidiario va oltre l’intenzione della persona che lo commette.

La stessa difesa, insomma, parla esplicitamente di omicidio; e del resto, il video è davvero inequivocabile. Eppure, sui social si è fatta strada una narrazione dell’accaduto del tutto ribaltata: non solo l’imprenditrice non ha commesso alcun reato, ma anzi ha combattuto attivamente contro l’immigrazione irregolare al posto di uno Stato corrotto e compiacente – e per questo va sostenuta in tutti i modi.

Su X, ad esempio, in un tweet visualizzato 46mila volte si legge questo elogio a Del Pino: «Se in questo paese di vigliacchi e codardi si iniziasse a reagire all’invasore e ai traditori che sostengono queste leggi create apposta per annichilirci e distruggerci le cose potrebbero cambiare. Onore a Cinzia Dal Pino».

In un altro, che ha raccolto 140mila visualizzazioni e migliaia di like, un utente scrive: «Immaginate farvi il carcere a 65 anni solo perché avete mandato all’Inferno una merda umana, clandestina e che viveva di furti. Pensate che Stato di merda permette questo».

Non manca nemmeno il classico refrain della «gente che ormai è esaurita», come cerca di spiegare un utente in un video da 33mila visualizzazioni: «Tutto questo è il risultato della gente che si è rotta i coglioni, si è rotta degli stranieri che quando commettono reati non succede un beato cazzo».

E ancora: «se il tunisino non l’avesse aggredita sarebbe vivo», si legge in un tweet da 148mila visualizzazioni, «onore alle donne capaci di reagire». In un altro post, la donna viene descritta come una specie di giustiziera che ripulisce le città dal crimine: «Oggi […] una donna di Viareggio si alzerà, passeggerà sul lungo mare con la sua borsetta, e tornerà a casa sana e salva senza subire alcuna rapina, traumi fisici e shock. Tutto questo per merito di una sola persona».

Il video dell’investimento è stato anche ripreso dall’account di RadioGenoa – uno dei principali hub disinformativi razzisti e di estrema destra a livello europeo – e presentato con una didascalia da cui trapela una certa soddisfazione: «Un nordafricano a Viareggio ha rubato la borsa a una donna italiana di 60 anni. Poco dopo lei sale sul Suv, lo insegue, lo investe e lo spedisce da Allah. Storia breve ma intensa». Il post in questione ha raggiunto 1.6 milioni di visualizzazioni e oltre 30mila like.

Oltre a X, la solidarietà a Dal Pino è stata espressa anche su TikTok. In diversi video, tutti da decine di migliaia di visualizzazioni, compaiono scritte come «Io sto con Cinzia e voi???» oppure «Cinzia innocente forse non abbiamo capito che noi donne abbiamo già subito abbastanza».

La clip più virale sull’argomento, che oggi ha raggiunto le 426mila visualizzazioni (sempre su TikTok), è stata pubblicata da Simone Carabella – un personal trailer che da anni è collocato su posizioni sovraniste e di destra, ha partecipato a manifestazioni a favore dello screditato «metodo Stamina» e contro i vaccini, ed è a capo del movimento Orgoglio Italiano.

Il video in questione è una sorta di riepilogo delle argomentazioni a favore di Dal Pino. Inizia infatti con un appoggio esplicito – «Io sto con Cinzia, ha fatto bene» – e prosegue spiegando che «quell’uomo è morto per colpa della politica, perché se non era regolare in Italia non doveva starci».

Per Carabella, l’omicidio di Naziki dovrebbe fungere da «monito» per «tutti gli altri che pensano che rubare a una 65enne in Italia sia cosa lecita, consentita e addirittura giustificata da tanti». L’uomo conclude dicendosi «sicuro che con te sta la maggior parte degli italiani con le palle!»

Per quanto posizioni di questo genere siano disturbanti, non sono affatto relegate ai margini più oscuri di Internet. Al contrario: dichiarazioni simili a quelle contenute nei post menzionati finora sono state pronunciate anche da esponenti della maggioranza e del governo Meloni.

Il segretario della Lega e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, ad esempio, ha scritto sui propri profili social che «la morte di una persona è sempre una tragedia» ma che «questo dramma è la conseguenza di un crimine: se l’uomo che ha perso la vita non fosse stato un delinquente, non sarebbe finita così». Il messaggio implicito è piuttosto chiaro: la vittima è causa della sua stessa morte.

Ancora più estremo è stato il braccio destro di Salvini, Andrea Crippa. In un’intervista, il deputato leghista ha detto che «l’impunità regna sovrana nel nostro Paese» perché «questo ladro [era] già conosciuto alle forze dell’ordine eppure [era] a piede libero». E non conta nulla, ha poi precisato, che Naziki fosse «algerino» (è del Marocco): «fosse stato islandese o giapponese non sarebbe cambiato nulla».

In un’altra intervista ad Affari Italiani, pubblicata dopo l’applicazione degli arresti domiciliari a Dal Pino, Crippa ha rincarato la dose. «L’inefficienza del sistema giudiziario italiano e il senso di totale impunità che la magistratura italiana ha diffuso ormai da anni nel Paese ha portato, purtroppo, in alcuni casi le persone a farsi giustizia da sole», ha detto. Ma per l’imprenditrice, ha concluso, «devono valere tutte le attenuanti del caso, essendo di fatto un caso di legittima difesa».

In realtà non è per nulla un caso di «legittima difesa», ma un caso di omicidio; lo riconosce la stessa difesa di Dal Pino. Qualificarlo come tale significa sdoganare la giustizia privata, e quindi negare l’essenza dello stato di diritto.Il punto è che la retorica distorta sulla legittima difesa – su cui la Lega e altri partiti (tra cui Fratelli d’Italia) martellano da anni – porta inevitabilmente a questo: giustificare l’assassinio di una persona, riducendola a un fastidio da eliminare senza troppi complimenti. Del resto, come hanno detto le tre sorelle dell’uomo al canale marocchino Chouf TV, «nemmeno un animale si uccide così».

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