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Cisgiordania: tra repressione e azioni disperate la violenza non si placa

Nel villaggio di Beita (non lontano da Nablus, in Cisgiordania) i soldati israeliani hanno sparato sui manifestanti palestinesi sia con pallottole normali (fuego real), sia con quelle in acciaio rivestite di gomma o plastica. Oltre che – naturalmente – con le normali granate lacrimogene.

La manifestazione era l’ennesima dimostrazione di quanta esasperazione e quanto malcontento vi siano nella popolazione per la continua espansione delle colonie.

Un ragazzo palestinese, raggiunto da una pallottola, è rimasto seriamente ferito mentre una trentina di altri partecipanti alla protesta (anche un giornalista) sono stati colpiti da quelle in acciaio rivestite.

Sarebbero poi almeno una dozzina i civili rimasti ustionati per le granate e circa 150 quelli intossicati dai gas. Normale amministrazione.

In precedenza, per impedire il raduno, con i bulldozer era stata devastata una strada su cui dovevano transitare i manifestanti. Distruggendo così anche una condotta dell’acqua e una linea elettrica che rifornivano il villaggio.

Potrebbe esserci una relazione tra quanto accaduto venerdì 3 dicembre a Beita e il tragico episodio che nella mattinata del 6 dicembre è costata la vita a un ragazzo palestinese. Stando a quanto riferiscono le agenzie, Muhammad Nadal Yunis (un sedicenne di Nablus) si sarebbe scagliato con la sua auto contro il posto di blocco di Jabara, nei pressi di Tulkarem. Ferendo gravemente una guardia israeliana prima di venir ucciso dalle forze di sicurezza.

Nei giorni precedenti si erano registrati almeno altri due episodi simili. In particolare, il 4 dicembre, un altro ragazzo palestinese aveva aggredito con il coltello un ebreo ortodosso a Gerusalemme. La sua uccisione, a quanto sembra successiva alla cattura, era stata criticamente definita una “apparente esecuzione extra-giudiziale” da parte di alcune organizzazioni umanitarie e anche da un responsabile onusiano.

Nel medesimo giorno (3 dicembre) della manifestazione repressa anche a colpi di arma da fuoco a Beita, i palestinesi erano scesi in strada nel villaggio di Beit Dajan (sempre non lontano da Nablus). Si trattava della abituale iniziativa settimanale contro l’espansione delle colonie. Anche qui è intervenuto l’esercito israeliano che li ha dispersi utilizzando “solo” granate lacrimogene e pallottole in acciaio rivestite. Bilancio provvisorio: tre feriti per le pallottole e una ventina di intossicati dai gas.

Gianni Sartori