Menu

Civitavecchia: Poliziotto spara ed uccide un immigrato senegalese

Con un fucile a pompa, regolarmente detenuto, ha sparato sul suo vicino di casa, un senegalese, in Italia da vent’anni. Chehari Behari Diouf, aveva 42 anni, cinque figli e un banco fisso al mercato di Piazza Regina Margherita, a Civitavecchia. Chi l’ha ucciso è un poliziotto di cinque anni più anziano. E’ un ispettore. Il questore di Roma, Giuseppe Caruso, l’ha sospeso cautelativamente dal servizio dopo l’arresto per omicidio. Paolo Morra era vicedirigente dell’ufficio immigrazione del commissariato di Civitavecchia. Era in malattia da mesi e non erano un mistero irancori verso i suoi vicini. Ieri mattina verso le 8 si sono incontrati, nel quartiere di Campo dell’Oro. Lì sarebbe scoppiata l’ennesima lite. Il poliziotto è tornato in casa ha preso un fucile a pompa, ha raggiunto il senegalese e gli ha sparato da distanza ravvicinata un solo colpo. La vittima è stata colpita ad una coscia ed è rimasta lesa l’arteria femorale. Poi il suo trasporto in ospedale, dove l’uomo è morto subito dopo il ricovero. In un primo tempo sembra che l’ispettore abbia dichiarato di aver cercato di sedare una lite condominale. Chi conosceva Diouf ripete che era una brava persona, tra i primi senegalesi ad arrivare nella cittadina portuale a nord della Capitale. Si alzava all’alba e rientrava la sera tardi. «Era un padre di famiglia», dice Mustafà, uno dei tanti amici della vittima, piuttosto conosciuto nella piccola comunità. Viveva con due cugini. Ogni mese mandava i soldi in Africa.Nel pomeriggio, una piccola folla di senegalesi si raduna di fronte al commissariato per chiedere giustizia. Sono venuti anche da Cerveteri, Ladispoli e Tarquinia. Diouf era uno sempre pronto a dare consigli e aiuto ai nuovi arrivati. Lo stesso ricordo hanno i suoi colleghi italiani del mercato. Intanto, di fronte al posto di polizia, viene bloccata la strada. Due cassonetti vengono rovesciati. Con gli africani c’è una ventina di cittadini antirazzisti e una delegazione di bangladeshi. Arriva anche l’imam da Ladispoli. Si riconoscono due consiglieri comunali, uno dei verdi e una del Pd. Per Rifondazione comunista c’è il segretario di uno dei circoli, Antonio De Paolis e Simona Ricotti, ex segretaria di federazione. Gli amici di Diouf trattano per muoversi in corteo, vogliono essere visibili, spiegare alla città che non credono alla tesi dello sparo accidentale e della lite condominiale. «Diouf era uno dei nostri amici – dice Ricotti a Liberazione – lo avevamo seguito quando ha chiesto l’assegnazione di un posto fisso al mercato. Prima si doveva accontentare di colmare i buchi lasciati dalle assenze dei titolari». Questa la testimonianza di Dagne Mori a Liberazione : «Ho sentito due spari. Diouf, mio cugino, era fuori in giardino. Stava preparando le sue cose per andare a lavorare. Sono uscito al primo colpo e l’ho visto a terra e il poliziotto col fucile grigio imbracciato che sparava la seconda volta. Morra ci ha detto di rientrare in casa. Gridavamo, piangevamo. Ci siamo vestiti. Dopo dieci minuti è arrivata la polizia, chiamata dallo stesso ispettore. Hanno soccorso Diouf che era a terra sanguinante. Hanno tentato di bloccare l’emorragia con una cinta legata alla coscia, poi l’ambulanza lo ha portato via». E i coinquilini di Diouf sono stati portati prima in commissariato, poi in procura per essere interrogati. «Non abbiamo sentito alcun litigio – ha detto ancora Dagne – lui è entrato nel giardino e ha fatto fuoco. Abitiamo lì da quattro mesi ma per motivi di lavoro non siamo mai in casa. Non avevamo alcun rapporto con l’ispettore o con la sua famiglia. Ma da quando ci siamo trasferiti non voleva vederci in giardino. Ci diceva che non dovevamo stare lì». Una piccola delegazione accompagna il vice ambasciatore del Senegal dal dirigente del commissariato per capire l’esatta dinamica dei fatti. Aveva già sparato Morra, e non in servizio. La vicenda risale ai primi anni 90: l’ultima inquilina dell’appartamento del quartiere Aurelia dov’era andato ad abitare era stata una prostituta. All’utenza telefonica continuavano ad arrivare richieste di appuntamenti dei clienti. Stanco della situazione, aveva convinto la compagna a fissare un appuntamento. Quando si è presentata un’auto con a bordo due uomini, l’ispettore prima aveva sparato alcuni colpi in aria, poi contro la parte posteriore dell’auto in fuga. Una vicenda per la quale venne sospeso dal servizio e successivamente processato. Il poliziotto risulta proprietario di un allevamento di cani di grossa taglia in un terreno limitrofo alla villetta di via Sposito dov’è accaduto il fatto. Appassionato di boxe, è allenatore in una palestra i cui proprietari sono due fratelli sotto processo per usura. Sporadici gli atti di razzismo nella cittadina di 52mila anitanti. Pochi mesi, però, lo stesso Diouf fu aggredito in uno di questi episodi. La comunità senegalese pensa a una manifestazione, nei prossimi giorni.
fonte: Liberazione