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Coisp: " indagare per violenza sessuale" la ragazza del bacio al poliziotto

Ennesima provocazione del sindacato(?) di polizia Coisp (quello che organizza i sit-in soto casa della famiglia Aldrovandi e solidarizza con tutti gli assassini in divisa) oggi propone di ” indagare per violenza sessuale” la ventenne che bacia il poliziotto durante la manifestazione notav che si è svolta a Susa il 16 novembre …..

La ventenne Nina De Chiffr, diventata ormai una star per il suo bacio al poliziotto durante una manifestazione No-Tav, dovrebbe essere incriminata non solo per oltraggio a pubblico ufficiale, ma anche per il reato di violenza sessuale. Lei stessa ha dichiarato il suo obiettivo di coartare la volontà del nostro collega, che non ha avuto la possibilità di sottrarsi all’approccio di chiara natura sessuale. L’ulteriore finalità di umiliare il poliziotto non può che costituire un’aggravante. Siamo pronti a costituirci parte civile nell’eventuale processo contro la manifestante“. Lo afferma Franco Maccari, segretario generale del Coisp, il sindacato di polizia. 

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Un bacio, cosa vuoi dirmi?  da InfoAut

La questione del “Bacio NoTav al Poliziotto”,  argomento di discussione totalizzante sui social networks durante tutto il pomeriggio/sera di ieri , merita di essere analizzata e poi immediatamente abbandonata come ogni bufala che si rispetti.

Questo affinchè l’esito della grandissima manifestazione di sabato non sia soltanto la discussione riguardo la genealogia di un evento come questo, bensì sia il portare ulteriore attenzione sulle motivazioni di una lotta più che ventennale contro una grande opera inutile; lotta che ormai è diventata parte di un processo ben più esteso.

Questa foto ricorre a due copioni. Da una parte sembra una pubblicità perfetta dei baci Perugina per S.Valentino, con un ragazzone grande e grosso che però mostra tutta la sua goffagine, sorpresa e timidezza (gli occhi chiusi ed il capo leggermente arretrato) di fronte ad un gesto semplice ed improvviso di affetto.

Da un’altra però ricorda alcuni schemi consolidati di propaganda bellica (una ragazza che porge un fiore ad un soldato o un milite che tiene per mano un bambino), che alludono ad una riconciliazione tra Stato e “cittadino”, il cui presupposto sarebbe l’identità delle condizioni che questo sui trovano a vivere.

Il nucleo narrativo della foto dunque è chiaramente l’umanità del celerino, caratteristica che gli viene attribuita dal gesto della manifestante. Un’operazione di guerriglia marketing, speculare a quella di “pecorella”. Anche allora il tratto umano del poliziotto emergeva dalla relazione che questo instaurava con il manifestante e dalla “dignità” implicita nella sua reazione di fronte alle invettive che gli venivano rivolte.

Manifestanti e poliziotti? Divise e punk (così alcuni media hanno descritto il look della ragazza, altra dicotomia molto funzionale)? Yin e yang? Bianco e nero? Tutt* collocati indistintamente sul medesimo piano, membri della grande famiglia umana. Il nemico non esiste più. Il conflitto (poiché ne mancano i soggetti che ne sono attori) pertanto non ha più ragione di essere. E quindi colui o colei che lo praticano sono dei folli (et voilà il partizionamento).

Una “montatura”? Come insegna la storia militare, anche nella guerra di comunicazione vince chi sa improvvisare e cogliere l’attimo. Come dice la stessa Jasper Baol, protagonista suo malgrado dello scatto, che in un post su FB dice «..sì lo stavo sfottendo alla grande, sì, il fotografo è stato fortunato».

E’ necessario però riflettere sull’importanza di portare ancora maggiore attenzione ad alcuni gesti e ad alcune pratiche di contestazione..questa vicenda ci mostra benissimo infatti come i media agiscano in un modo ben preciso, ingrandendo a loro piacimento la portata di una vicenda particolare per renderla “fatto centrale” di una narrazione (di parte, la loro!) destabilizzante per i loro nemici (il movimento)!..

E’ la stessa operazione portata avanti il 19 ottobre, quando ci si concentrò unicamente sulla dinamiche di scontro ignorando tutto il resto della giornata.  Là i media cercarono di ridurre ad un solo momento (condiviso e costruito da tutto il corteo) una giornata fatta di pratiche variegate, poichè quel momento specifico era ritenuto quello su cui battere per costruire una narrazione demonizzante; fu proprio la rivendicazione comune di quelle pratiche a spezzare questo infame giochetto.

A questa si aggiunge la volontà di destabilizzare le relazioni “interne” alla lotta NoTav, costruendo una frattura tra opzioni di lotta conflittuali e non, utili per giustificare qualche nuovo articolo di Griseri sul tema della divisione e la prossima rottura del movimento..

Allo stesso modo un appello: bisogna star attenti a non crollare subito nelle trappole del mainstream, a non mettersi a giocare al loro livello..nell’era dell’informazione socializzata, le notizie vanno e possono essere sempre verificate prima di prenderle per buone! Anche perchè sempre di più ci si accorge sempre più che anche i giornali più importanti non sono affatto esenti a ricostruzioni fantasiose quando gli interessi politici che stanno alle loro spalle vi sono interessati..