Lo hanno ucciso con almeno 15 colpi di fucile. Si chiamava Faiver Ceron Gomez ed era il presidente della Junta de Accion Comunal di Esmeralda, nel comune di Mercaderes, a sud del dipartimento del Cauca. Era un ambientalista, lottava contro le miniere illegali in Colombia.
Il 7 febbraio era toccato a Luz Herminia Olarte, impegnata nella Junta de Accion Comunal nel dipartimento di Antioquia. Il suo assassinio ha portato a 5 il numero di attivisti ammazzati in quel dipartimento dall’inizio dell’anno. Nel Cauca, la situazione è ancora più allarmante: in quella zona hanno perso la vita 40 sui 114 difensori dei diritti umani uccisi nel 2016.
Secondo l’Onu, 57 attivisti sono stati ammazzati dopo la firma del trattato di pace per portare a soluzione politica il conflitto armato lungo oltre cinquant’anni. Nonostante quello sulla «sicurezza delle organizzazioni, dei movimenti sociali, dei difensori e difensore dei diritti umani» sia chiaramente previsto fra i punti dell’accordo, dopo la smobilitazione dei guerriglieri, gli omicidi sono in aumento. Le organizzazioni popolari denunciano che i paramilitari, al servizio delle grandi multinazionali, sono tornati in forze a seminare il terrore e a provocare altri sfollati.
L’Onu ha confermato la fuga di molte famiglie contadine, 359 hanno attraversato il confine per trovare rifugio in Venezuela, paese che ospita già oltre 6.000 colombiani. Il governo di Manuel Santos nega l’esistenza dei paramilitari, e il loro ritorno nelle zone abbandonate dalle Farc.
Il ministero della Difesa ha annunciato l’invio di altri 2.200 soldati nella regione del Catatumbo: una presenza che, dati precedenti storici, non rassicura affatto la popolazione. Santos sta accelerando le pratiche per far entrare la Colombia nella Nato, e le politiche previste per il post-accordo sono consone agli interessi che egli rappresenta. Lo scorso fine settimana è arrivato nelle 36 zone previste per la smobilitazione l’ultimo gruppo di 300 guerriglieri delle Farc, sui quasi 7.000 smobilitati dallo scorso 28 gennaio.
Le Farc hanno denunciato ritardi nell’organizzazione delle zone di transito, dove dovrà avvenire il reinserimento della vita civile degli ex combattenti. Ieri è stato ratificato con decreto il provvedimento di amnistia per gli ex guerriglieri. Nel frattempo, a Quito e a Caracas, dove si è realizzato l’accordo di inizio, avanzano anche le trattative tra il governo e l’altra guerriglia storica, quella guevarista dell’Eln. Le parti hanno annunciato di aver raggiunto un primo risultato in merito alla «partecipazione della società nella costruzione della pace e alle modalità per le azioni umanitarie»
Intanto, nella capitale Bogotà, un poliziotto è morto per l’esplosione di un artefatto e 30 persone sono rimaste ferite. Santos ha parlato di «attacco alla polizia» e circola l’ipotesi che l’attentato potrebbe essere opera dei gruppi animalisti radicali, contrari alla ripresa della corrida nella Plaza de Toros.
Geraldina Colotti
da il manifesto