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Colombia: attivista indigeno ucciso a sangue freddo

Leader studentesco e membro della Guardia Indigena, il ragazzo di 14 anni è stato ucciso da persone armate nella regione meridionale della Colombia, mentre tornava a casa col padre

di Giulia D’Ottavio

Siamo nel Sud della Colombia, nella Regione del Cauca, territorio andino che si affaccia sull’oceano Pacifico. La comunità indigena Nasa, una delle più numerose a livello nazionale, abita e difende questo territorio fin dai tempi della colonizzazione.

Lo sbocco sul mare e la conformazione del territorio, hanno fatto sì che diventasse un punto strategico per i gruppi di narcos, paramilitari e guerrilleros, che da anni si contendo la zona per seminare, lavorare e distribuire coca e marijuana e per avere un controllo politico (di fatto) sulle comunità.

L’enorme quantità di monocolture illecite presenti non solo devasta il territorio da un punto di vista ambientale ma genera un’atmosfera di continua tensione per i suoi abitanti, costretti a subire minacce e attentati, ad abbandonare le proprie tenute e coltivazioni, a entrare nel mercato della droga perché di gran lunga più redditizio di quello alimentare.

La pace sancita dagli accordi tra il Governo e le Farc nel 2016 qui non è mai arrivata. I gruppi armati sembrano liberi di agire come se non esistesse uno Stato e chiunque provi a difendere il proprio territorio paga conseguenze amarissime.

Il senso di solitudine, abbandono e impotenza che provano le popolazioni rurali è devastante. L’organizzazione comunitaria sembra essere l’unica risposta da mettere in atto per affrontare questa condizione. La “Guardia Indigena” è un’organizzazione ancestrale che si occupa di proteggere i territori dei popoli nativi senza l’uso della violenza; il bastone che viene sfoggiato dalle donne, uomini, ragazze e ragazzi che ne fanno parte è semplicemente un simbolo.

I simboli hanno però la carica di chi crede in essi e il rispetto di chi li comprende. Il lavoro della Guardia, poggia le sue basi su solidi valori, tramandati da generazioni di guardiane e guardiani della Pacha Mama (Madre Terra), dai suoi spiriti guida, dalle tradizioni e dalla lingua Nasa Yuwe che ha resistito al castellano.

È il 14 gennaio di quest’anno, Breiner sta tornando a casa con suo padre dopo una giornata di lavoro. Sulla strada incontrano alcuni membri della Guardia Indigena, decidono di avvisarli di aver intravisto delle persone armate poco più in là. La Guardia inizia subito una perlustrazione della zona e viene attaccata a colpi d’arma da fuoco.

«Ci siamo dovuti lanciare in uno strapiombo e siamo rotolati giù. Poi si è sentito un forte rumore, come una bomba. Alla radio i nostri compagni ci hanno avvisato che c’erano due persone ferite. Siamo subito andati su e abbiamo trovato un uomo con una ferita profonda allo stomaco, anche il nostro compagno di guardia Fabian era ferito. Siamo riusciti ad allontanarli dalla sparatoria e dopo abbiamo avuto una terribile sorpresa: anche il figlio dell’uomo che avevamo incontrato prima era gravemente ferito».

Questo il racconto di una donna della Guardia Indigena come riportato sulla pagina del Consejo Regional Indìgena del Cauca, questi gli ultimi istanti di vita di Breiner David Cucuñame López, ucciso a freddo a solo 14 anni.

Breiner faceva parte della Guardia, si occupava di conservazione ambientale ed era un leader studentesco. Ora il suo nome si aggiunge alla lunghissima lista di attiviste e attivisti assassinati in Colombia, il primo del 2022.

Questo ennesimo omicidio rende bene l’idea della atrocità del conflitto che da più di 60 anni devasta il Paese, una violenza che non guarda in faccia nessuno, neanche un bambino.

Qui le parole del Cric (Consiglio Regionale degli Indigeni del Cauca): «Protettore della Madre Terra

Guardiano del territorio Bambino protettore della vita

Nasa di azioni collettive e sogni grandi

Ieri delle persone armate hanno tarpato le ali di questo bambino

È uno dei tanti che è stato ucciso per la disputa mafiosa che corrompe i nostri territori

Fa malissimo vedere come scorre sangue ovunque

Fa male vedere i nostri territori invasi di coca e marijuana

Fa male vedere come vengono commercializzate le nostre piante sacre

Fa male vedere la nostra zona convertita in un campo di morte Fa male la guerra travestita da pace

Fa male la vita e anche la morte quando ci è imposta»

Riposa in pace Breiner, esattamente come avresti voluto vivere.

da DINAMOpress