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Comitato di solidarietà con Cesare Battisti: «La nostra è una battaglia democratica»

«Ancora persistono le restrizioni in massima sicurezza anche se la Cassazione ha stabilito che il detenuto debba scontare la pena in regime ordinario»

«Finalmente Cesare Battisti è stato trasferito a Ferrara, in un carcere diverso da quello di Rossano dove era recluso, sin dal settembre del 2020, in un reparto riservato ai combattenti islamici accusati di terrorismo». È quanto dichiara in una nota il Comitato  di solidarietà con Cesare Battisti.
«Bene, un primo risultato è stato raggiunto, almeno per il momento, visto che ancora paiono persistere incredibilmente le restrizioni relative alla sua detenzione in un regime di massima sicurezza, nonostante la conferma in Cassazione della sentenza n. 3 del 2019 della Corte d’Assise d’Appello di Milano, che aveva stabilito la necessità che Battisti scontasse la pena in regime ordinario, e nonostante le continuate e gravi violazione dei suoi diritti e di quelle dei suoi familiari culminate, proprio ieri  con l’annuncio dello stesso trasferimento da un vergognoso comunicato-velina predisposto da un sindacato di polizia. Come compagni avevamo prontamente risposto all’Appello di Cesare Battisti ed in questi mesi abbiamo cercato di mantenere, per il tramite di Adriano D’Amico, cui va tutto il nostro ringraziamento, un canale diretto di comunicazione con Cesare e con i suoi familiari».

«Abbiamo messo in piedi un Comitato – prosegue il comunicato – composto da esponenti del movimento cosentino e calabrese, dall’Associazione Yairaiha, l’Osservatorio sulla repressione, sindacalisti, attivisti anarchici, di centri sociali, di Rifondazione comunista e da diversi singoli compagni che hanno cercato, con non poche difficoltà, di tenere viva l’attenzione sul caso Battisti, riuscendo a raccordarsi con i familiari, gli attivisti ed i compagni di diverse nazioni, dalla Francia al Brasile, che hanno invocato ed invocano a gran voce la necessità che si consideri e si tenga conto dell’uomo, del cittadino e del padre che è oggi Cesare Battisti. Abbiamo concordato un appello nazionale sottoscritto, tra gli altri, dai giuristi Cesare Antetomaso, Aurora D’Agostino, Laura Longo e Giovanni Russo Spena nonché da Maurizio Acerbo».

«Anche la determinante visita di Enza Bruno Bossio, cui va il nostro ringraziamento poiché unica parlamentare che ha accettato la richiesta del Comitato (richiesta che pure era stata ripetutamente rivolta, ma invano, ad alcuni esponenti della cosiddetta sinistra di governo), è frutto, comunque, oltre che della sua costante attività in questo campo, di una approfondita discussione avvenuta nel Comitato e che ha tenuto conto sia dell’urgenza di far uscire Cesare Battisti dalla condizione di tortura che alcuni apparati dello stato hanno deciso di infliggergli che l’impellente necessità di evitare, soprattutto, l’irreparabile.

Ed ora sicuramente non ci fermiamo – riferiscono ancora – atteso che abbiamo già contattato alcuni attivisti della Sinistra antagonista di Ferrara che, per il tramite della compagna Stefania Soriani del Prc, ci hanno già garantito che seguiranno l’evolversi delle condizioni di detenzione e ci terranno aggiornati. La nostra è una battaglia democratica – concludono – atteso che l’impegno di tutti noi è portato avanti alla luce del sole, costruita tutta sulla base della Costituzione, scritta con il sangue versato dai compagni partigiani durante la lotta di Liberazione, di cui vorremo piena applicazione, soprattutto per quei principi di garanzia che dovrebbero orientare il funzionamento delle Istituzioni totali».

da Corriere della Calabria