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Comunicato Sapienza in mobilitazione sui 19 studenti indagati per i fatti del Senato

Durante l’autunno del 2010 in Italia abbiamo assistito a quanto di peggio un governo può mostrare: politiche di tagli allo stato sociale, al lavoro e all’istruzione pubblica; continui scandali e processi che hanno coinvolto l’intero establishment governativo; compra-vendita di parlamentari da uno schieramento all’altro.
In questo quadro reso ancor più drammatico da una profonda crisi economica, gli studenti hanno deciso di alzare la testa, di scendere in piazza per difendere scuola, università e ricerca e di denunciare le nefandezze del governo.
Per tre mesi consecutivi, nonostante centinaia di migliaia di studenti in tutta Italia avessero occupato scuole e
facoltà e riempito le strade e le piazze dell’intero paese, l’atteggiamento del governo Berlusconi e della Ministro Gelmini è stato di totale chiusura e impermeabilità alle istanze del movimento, schernendo e denigrando le rivendicazioni studentesche e reprimendo tramite gli apparati polizieschi ogni forma di espressione di dissenso.
Di fronte a questa totale chiusura del governo, il 24 novembre 2010, con la riforma Gelmini in discussione alle Camere, migliaia di studenti scesi in piazza a Roma hanno manifestato fino a Palazzo Madama, determinati nel voler cercare di ostacolare in tutti i modi l’iter di approvazione della riforma universitaria: il tentativo di irruzione simbolica all’interno del Senato non è stato altro che un gesto in difesa del diritto allo studio, dell’università e della ricerca pubblica, un atto necessario per rompere il muro di gomma (e spesso purtroppo di scudi e manganelli) che il governo aveva eretto fra sé e un’intera società devastata dalle sue politiche e dalla crisi economica. Mentre in quel palazzo andavano avanti febbrilmente le trattative per tenere in piedi un governo ormai allo sbando, trattative fatte di generose “offerte” e ricche “ricompense” ai senatori che cambiavano schieramento politico, gli studenti hanno voluto bussare forte proprio a quella porta, tentando di svegliare gli onorevoli dalla loro insopportabile e colpevole noncuranza nei confronti di una generazione intera.

“Rottura della legalità”, ci dicono, in un paese dove le leggi sono fatte in base agli interessi della Troika e delle banche, invece che delle cittadine e dei cittadini.
Respingiamo nel modo più assoluto il tentativo di ridurre a una questione di ordine pubblico una protesta di
massa che ha fatto della difesa del presente e del futuro il punto cardine della maggioranza dei giovani, degli
studenti e dei precari di tutta Italia
La chiusura delle indagini preliminari da parte della Questura di Roma nei confronti di 19 studenti per i fatti del 24 novembre 2010 (leggi qui la notizia) dimostra come non ci sia alcuna volontà di comprendere e ascoltare le richieste che da anni e da tutto il mondo arrivano da parte di milioni di cittadini.

L’avevamo intuito quando, nello scorso anno, decine di studenti si sono ritrovati denunciati, perseguitati, quando non trasformati in presunti ‘pericoli sociali’. Una storia vecchia nelle Questure di questo paese, buona per ogni stagione e applicata ovunque, come la Val Susa ha dimostrato a tutti.
Da parte nostra non abbiamo alcun dubbio: il dissenso è un diritto da tutelare e sul quale fondare ogni modello di democrazia radicale e partecipativa.

Dinnanzi al disastro causato dai governi europei e non solo, di fronte al futuro sempre più precario per milioni di giovani in tutto il mondo, la nostra scelta resta e rimarrà sempre la stessa: continuare a riempire le piazze di tutto il mondo per una società diversa e migliore di questa.

Sapienza in mobilitazione