Condanna contro un No Tav. Solidarietà a Silvano
- febbraio 03, 2016
- in misure repressive, no tav
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Corte d’appello di Torino, 25 gennaio 2016. Il tribunale conferma definitivamente l’ennesima condanna contro un NO TAV. Ad essere condannato, con sentenza esecutiva, a quattro mesi di arresto, ad una multa di 700€ ed alle spese processuali è Silvano, un compagno impegnato da sempre nelle lotte sociali e ambientaliste del Canavese, ed anche attivo, generoso militante della lotta NO TAV, nel in Valle di Susa come nel Chivassese : a lui va la nostra fraterna, attiva solidarietà.
Con questa sentenza i si conclude una vicenda iniziatasi il 27 luglio del 2011. Allora Silvano venne fermato in auto ad Avigliana per un controllo. A bordo furono trovati “una fionda e nr. 96 biglie di piombo” e “ 57 maschere antigas con relativi filtri”. Il giorno dopo i giornali di regime si scatenarono, La Stampa in testa, che usci col solito titolo ad effetto: Il caso Tav, nuovi scontri Bloccato il corriere della guerriglia Un autonomo portava le “armi” in Val Susa.
Ma quali erano queste “armi”?
Quanto alle 96 biglie di piombo ( semplicemente i piombini che Silvano usava per andare a pesca) ed alla micidiale fionda, la loro pericolosità fa il paio con la “macchina da guerra”, scovata, in quegli stessi mesi, con grande acume, dalle forze dell’ordine: la catapulta rudimentale ed innocua, posta come sfottò all’ingresso del “Villaggio di Asterix”.
A proposito delle maschere antigas, se non fossero state sequestrate e (nonostante il successivo dissequestro) mai più restituite, sarebbero tornate sicuramente utili a difesa della salute di noi tutti, in quell’estate avvelenata dai lacrimogeni che venivano sparsi a piene mani su uomini donne e bambini da un esercito di robocop in assetto antisommossa.
Ma quelle maschere ci sarebbero ancor più indispensabili ora, non solo per proteggerci dai lacrimogeni che continuano a piovere su di noi, ma per offrirci un qualche riparo dal polverone di amianto e uranio che quotidianamente attossica i luoghi che furono boschi e castagneti ed ora sono un inferno di macchine, ferro e cemento, contro cui continua la nostra irriducibile lotta di popolo.
L’unica certezza, in questi tempi sempre più bui: Silvano, come gli altri compagni fatti oggetto di repressione, non è solo: nella lotta NO TAV, come sempre, si parte e si torna insieme.